In un panorama economico che mostra segni alterni di ripresa e stallo, un recente studiato promosso dalla Confcommercio offre uno scorcio di ottimismo moderato riguardo le prospettive per l’anno 2024. La crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’Italia è stata prevista all’0,9%, una stima prudente che Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi di Confcommercio, suggerisce possa essere tranquillamente superata.
L’osservatorio Terziario e lavoro, recentemente presentato, ha svelato una dinamica interessante nell’economia italiana, contrassegnata da una divergenza nei ritmi di crescita tra i settori. L’industria sembra attraversare un periodo meno florido, mentre il settore dei servizi noto anche come terziario, emerge come il vero motore della crescita nazionale.
Dal 1995 al 2023, il terziario ha visto un incremento di quasi 3,5 milioni di lavoratori, passando da 9,1 milioni a 12,6 milioni. Questo aumento notevole ha alzato la percentuale di impiegati nel settore dal 40,3% al 50,5% del totale della forza lavoro. Questo non solo sottolinea l’importanza crescente del settore servizi, ma riflette anche un cambiamento significativo nella struttura del mercato del lavoro italiano.
Il significativo ampliamento dell’occupazione nel settore terziario solleva questioni rilevanti riguardo le politiche economiche e di formazione. È chiaro che gli impulsi per un’ulteriore crescita economica, probabilmente troveranno spazio preponderante in questo settore. Questo è uno sviluppo positivo, considerando che i servizi includono un’ampia gamma di attività, dalla ristorazione al turismo, dall’educazione alla sanità, tutti settori che toccano direttamente la qualità della vita dei cittadini e il benessere economico del paese.
Guardando al futuro, è essenziale per i responsabili delle politiche pubbliche comprendere l’evoluzione del mercato del lavoro e adeguare di conseguenza le strategie in materia di istruzione e lavoro. L’accentuata crescita nel settore dei servizi richiede un incremento nella formazione specializzata, una maggiore attenzione verso l’innovazione nel servizio e una politica fiscale che possa sostenere e stimolare ulteriormente questo settore.
Inoltre, mentre l’industria continua a navigare acque turbolente, stimolare l’innovazione e la competitività in questo settore rimane cruciale. La sinergia tra industria e servizi potrebbe rivelarsi una formula vincente per un’economia che mira a mantenersi resiliente e competitiva su scala globale.
Infine, la proiezione di Confcommercio riguardante una possibile crescita oltre l’1% del PIL nel 2024 offre un raggio di speranza e indica una potenziale via d’uscita dalla stagnazione che ha caratterizzato altri segmenti dell’economia negli ultimi anni. Naturalmente, l’effettiva realizzazione di queste previsioni sarà determinata da numerosi fattori globali e interni, ma l’attuale iniezione di ottimismo è senza dubbio un ingrediente che potrebbe contribuire in modo significativo al mix economico dell’Italia nel prossimo futuro.
In sintesi, mentre il PIL mostrerà se le stime prudenti saranno superate, il dinamismo del settore terziario rimane un elemento chiave su cui l’Italia può contare per rafforzare e diversificare la sua economia in un contesto internazionale sempre più competitivo.