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Anpi sollecita il ritiro del calendario dell’Esercito 2024: un dibattito sulla memoria storica

In POLITICA
Gennaio 18, 2024
L'associazione dei partigiani interviene contro la pubblicazione, citando rischi di revisionismo e confusione istituzionale tra epoche storiche differenti.

L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi) ha recentemente sollevato un acceso dibattito sulla presunta presenza di contenuti revisionisti nel calendario dell’Esercito Italiano per l’anno 2024, facendo appello affinché questo venga ritirato dal circolo. Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi, si è espresso con fermezza all’ANSA presentando le preoccupazioni dell’organizzazione in merito al messaggio sotteso alla pubblicazione.

La disputa si concentra sulla rappresentazione data dall’Esercito di un filo diretto tra l’istituzione militare durante il regime fascista e quella della Repubblica Italiana fondata sui valori antifascisti. Secondo Pagliarulo, questa continuità istituzionale non rispecchia la realtà storica di una nazione che ha vissuto una netta cesura con il passato e l’avvento della democrazia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Si sostiene che tale interpretazione potrebbe portare ad una riduttiva celebrazione storica e ad un pericoloso revisionismo che non riconosce pienamente i crimini legati all’epoca fascista.

L’associazione si fa portavoce del rispetto per i soldati italiani che hanno servito nel passato, anche in momenti controversi della storia del Paese, come l’8 settembre 1943, data in cui Re Vittorio Emanuele III fuggì a Brindisi lasciando l’esercito nell’incertezza. Tuttavia, si sottolinea una netta distinzione tra il sacrificio dei militari individuali e la condotta dell’istituzione militare, in particolar modo quando alcuni generali, riconosciuti come criminali di guerra, non hanno ricevuto un’adeguata punizione legale per le azioni compiute durante il conflitto.

Il richiamo a non equiparare l’Esercito della Repubblica Italiana con quello della Repubblica Sociale Italiana di Salò è particolarmente critico in quanto viene percepito come un tentativo di legittimare retrospettivamente un periodo controverso della storia italiana senza una sufficiente riflessione critica.

A fronte delle dichiarazioni dell’Anpi, la questione resta aperta nel dibattito pubblico. Le istituzioni governative e militari non hanno ancora fornito una risposta ufficiale riguardo alle richieste di ritiro del calendario. Il caso solleva una questione largamente sentita, che va al di là dell’oggetto materiale del calendario, e pone interrogativi su come la società deve ricordare e insegnare il proprio passato, mantenendo l’integrità della memoria storica e promuovendo al contempo valori di pace e democrazia, senza dimenticare la complessità e le sfide della storia.