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Investimenti Idrici Raddoppiati in Italia, Ma Le Perdite Restano Critiche

In ECONOMIA
Marzo 22, 2024

Recenti studi hanno evidenziato un sostanziale incremento negli investimenti dedicati al settore idrico in Italia, con una somma che è passata da 33 euro per abitante nel 2012 a 64 euro nel 2022. Questo raddoppio, però, non sembra ancora sufficiente per colmare il divario con la media europea che si attesta sugli 82 euro degli ultimi cinque anni. Secondo i dati presentati nel Blue Book 2024, sviluppato da Utilitalia e dalla Fondazione Utilitatis, e nel Libro Bianco 2024 “Valore Acqua per l’Italia” di The European House – Ambrosetti, sul fronte delle infrastrutture idriche vi è molto ancora da fare.

Nonostante l’aumento degli investimenti, le perdite nella rete idrica del Belpaese rimangono preoccupanti, equivalenti a quasi la metà dell’acqua che vi scorre, ammontando al 42%. Questo dato mette in luce una criticità strutturale nel mantenimento e rinnovamento delle reti che richiede un’azione decisiva per evitare inutili sprechi di una risorsa così vitale.

Parallelamente all’incremento degli investimenti, si è registrata una crescita annua delle tariffe del servizio idrico intorno al 5%, conservando tuttavia una delle posizioni più basse in termini di costo in Europa. La quota degli investimenti supportata dalla tariffazione ha raggiunto i 4 miliardi di euro l’anno, in confronto ad un fabbisogno settoriale stimato di almeno 6 miliardi annui. Nonostante il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) stia contribuendo con risorse per circa un miliardo di euro per la riduzione delle perdite, si prevede la necessità di ulteriori fondi per garantire un sostegno adeguato post-termine del Piano stesso.

Da un punto di vista economico, il “ciclo idrico esteso”, che comprende vari segmenti quali forniture tecnologiche e software e le relative filiere di approvvigionamento, svolge un ruolo non trascurabile nell’economia nazionale. Con una generazione di valore aggiunto di 9,3 miliardi di euro nel 2022 e una crescita media annua del 3,8% dal 2010 al 2022, il settore supera il rendimento medio sia del settore manifatturiero che del Pil complessivo italiano.

Durante la presentazione degli studi, vi è stato un vivace confronto tra gli attori del settore, che hanno messo in evidenza la necessità di un investimento complessivo di circa 48 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, suddivisi tra il ciclo idrico e quello idroelettrico. Questo per far fronte alla riduzione delle risorse disponibili e all’aumento della domanda, evidenziando la necessità di un adeguamento normativo in grado di incentivare il riuso dell’acqua. Il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, ha altresì sottolineato l’urgenza di superare le “criticità in tema di governance”, proponendo una riforma del comparto basata su quattro punti: minore frammentazione, parametri di verifica gestionale più stringenti, consolidamento industriale del settore e un approccio più integrato tra i vari usi dell’acqua.