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La Rivoluzione del Superbonus: Smantellamento a Dieci Anni

In ECONOMIA
Maggio 08, 2024

L’intervento del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in occasione dell’incontro con la Commissione Finanze del Senato ha segnato una svolta significativa per il futuro del Superbonus, il meccanismo di incentivi focalizzato sulla riqualificazione energetica degli edifici in Italia. Seguendo le nuove indicazioni ministeriali, i crediti derivanti dagli interventi di efficienza energetica dovranno essere distribuiti in un arco temporale esteso a dieci anni, anziché essere concentrati in quattro o cinque anni come precedentemente previsto.

Questa trasformazione non rimarrà una semplice opzione, ma si trasformerà in un requisito obbligatorio. Le parole del Ministro durante l’audizione parlamentare non lasciano spazio a dubbi: le modifiche legislative passate che hanno introdotto eccezioni e estensioni sporadiche non saranno più tollerate, evocando un quadro normativo più stringente e meno suscettibile a interpretazioni variabili.

Un ulteriore punto di preoccupazione è rappresentato dalla posizione della presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), Federica Brancaccio, che riposta in modo allarmato alle novità. L’Ance, un pilastro nell’industria delle costruzioni italiane, già in precedenza aveva trasmesso la propria apprensione attraverso una comunicazione formale al ministro, definendo le possibili riforme come portatrici di un “impatto devastante” per il settore.

Fondamentalmente, il timore risiede nella possibili complicazioni finanziarie che questa dilatazione temporale potrebbe generare sia per le imprese che per il sistema bancario, essenziali nell’anticipazione dei crediti derivati dagli sconti fiscali ai contribuenti. L’allungamento del periodo di ammortamento dei crediti potrebbe minare la liquidità immediata delle aziende costruttrici e complicare la gestione del rischio da parte delle banche, che si trovano a fronteggiare un orizzonte di recupero crediti più incerto e prolungato.

Brancaccio ha inoltre sottolineato la necessità di osservare il testo legislativo definitivo prima di lanciare allarmismi definitivi. È stata infatti ribadita dal Ministro la non retroattività delle misure, il che dovrebbe teoricamente proteggere gli accordi e i lavori già in corso da possibili effetti negativi di questa nuova disposizione.

Tuttavia, ciò che preoccupa non è solo la realtà di questo cambiamento, ma anche il tempo e il modo in cui esso verrà implementato. Una sfida che il government e gli stakeholders, bene rappresentati da figure come Brancaccio, dovranno affrontare insieme, con l’obiettivo non solo di mantenere stabile il settore edilizio, ma anche di promuovere una politica di efficienza energetica coerente ed efficace a lungo termine.

In conclusione, il paesaggio finanziario e costruttivo italiano si trova al cospetto di una riforma di vasta portata, le cui ripercussioni sono ancora da decifrare completamente. Resta da vedere come le parti interessate navigheranno attraverso le turbolenze annunciate e quali strategie adotteranno per mitigare eventuali conseguenze negative, preservando l’efficacia degli stimoli al rinnovamento urbano e energetico intrapresi finora. Le prossime mosse del governo e dei principali protagonisti del settore saranno dunque decisive.