54 views 3 mins 0 comments

Il Dilemma dell’Agrivoltaico: Tra Innovazione Energetica e Protezione dei Terreni Agricoli

In ECONOMIA
Maggio 07, 2024

In un recente sviluppo normativo, il Governo italiano ha sancito, tramite il Decreto Legge Agricoltura, un divieto sull’installazione a terra di sistemi agrivoltaici nei terreni classificati come agricoli. Questa decisione ha scatenato un vespaio di dibattiti e reazioni, soprattutto per le implicazioni che comporta nei confronti della transizione energetica del Paese.

Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia, non ha esitato a manifestare la propria preoccupazione, sostenendo che tale misura rappresenta un passo indietro per l’Italia nella corsa verso l’indipendenza energetica rinnovabile. Secondo Colarullo, la disposizione impedisce l’uso razionale di terreni agricoli non più produttivi, che potrebbero essere riqualificati per ospitare impianti fotovoltaici. La restrizione imposta, dunque, elimina la possibile valutazione economica e flessibile di queste aree, essenziale per una gestione ottimale delle risorse e del territorio.

La transizione energetica, colonna portante del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), mira a ridurre significativamente la dipendenza dell’Italia dai combustibili fossili aumentando la quota di energia derivata da fonti rinnovabili. Tuttavia, il recente decreto suona come un freno a tale ambizione: obbligando l’installazione dei pannelli solari in configurazioni elevate rispetto al suolo, per non interferire con l’agricoltura sottostante, il Governo non solo incrementa i costi di implementazione ma limita anche la quantità di energia che potrebbe essere prodotta.

È cruciale riportare che l’agrivoltaico, al contrario di altre installazioni, permette la dualità di uso: produzione di energia e attività agricola. Questa sinergia tra agricoltura e energia solare non solo ottimizza l’uso del territorio, ma può anche incrementare la produttività agricola, grazie alla parziale ombreggiatura che protegge i raccolti durante i mesi estivi più caldi e riduce il bisogno di irrigazione.

In parallelo all’espressione di queste preoccupazioni, Colarullo ha anche toccato il tema delle alternative che il governo avrebbe potuto considerare. Invece di un blocco categorico, sarebbero stati più opportuni incentivi mirati per coloro i quali scelgono di convertire terreni meno produttivi in aree agrivoltaiche. Questo non solo avrebbe preservato la vocazione agricola d’uso, ma avrebbe anche stimolato un investimento in tecnologie sostenibili, allineandosi meglio con gli obiettivi di sostenibilità nazionali e internazionali.

L’approccio rigido adottato attira l’attenzione sulla complessa bilancia tra il bisogno di proteggere l’industria agricola tradizionale e quello di promuovere le energie rinnovabili come fulcro di uno sviluppo futuro sostenibile. In conclusione, la sfida che il governo italiano e gli stakeholder del settore energetico e agricolo devono affrontare è di vasta portata: quella di trovare un equilibrio funzionale che non sacrifichi l’innovazione sull’altare della conservazione, ma che piuttosto trovino una via d’integrazione che benefici entrambi i settori, vitali per l’economia e per il futuro del Paese.