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La Biennale di Architettura 2023 all’insegna di Lesley Lokko e della sua Africa

In CULTURA
Novembre 27, 2023
Si è conclusa, nella suggestiva città lagunare, la 18a Mostra di Architettura, curata dall'architetta e scrittrice Lesley Lokko, dal titolo “The Laboratory of the Future”.

A cura di Giuseppe Di Giacomo

Venezia. Si è conclusa, nella suggestiva città lagunare, la 18a Mostra di Architettura, curata dall’architetta e scrittrice Lesley Lokko, dal titolo “The Laboratory of the Future”. Per la prima volta, i riflettori sono stati puntati sull’Africa ed al concetto di “cambiamento”. E’ stata una mostra divisa in sei parti, con 89 partecipanti, di cui oltre la metà provenienti dall’Africa o dalla diaspora africana. Lesley Lokko, prima curatrice di nomina diretta del presidente Roberto Cicutto, nel 2015 ha fondato la Graduate School of Architecture a Johannesburg,,nel 2020, ad Accra, in Ghana, l’African Futures Institute, scuola di specializzazione in architettura e piattaforma di eventi pubblici. Ha insegnato negli Stati Uniti, in Europa, in Australia e soprattutto in Africa. Ha ricevuto numerosi premi per il suo contributo all’insegnamento dell’architettura. Ha commentato, a proposito della Biennale di Architettura: “Noi architetti abbiamo un’occasione unica per proporre idee ambiziose e creative che ci aiutino a immaginare un più equo e ottimistico futuro in comune”. Scelte ambiziose e in controtendenza per la mostra targata Lokko, l’equilibrio di genere è paritario e l’età media dei partecipanti è stata di 43 anni, mentre è scesa a 37 nella sezione Progetti Speciali della Curatrice, in cui il più giovane aveva 24 anni. Il 46% dei partecipanti considera la formazione come una vera e propria attività professionale e, per la prima volta in assoluto, quasi la metà degli architetti proveniva da studi a conduzione individuale o composti da un massimo di cinque persone. Quest’anno le partecipazioni nazionali sono state 63 (di cui 27 nei Padiglioni ai Giardini, 22 all’Arsenale e 14 nel centro storico di Venezia); hanno debuttato il Niger e Panama e, dopo l’esordio del 2018, è tornata la Santa Sede con un padiglione sull’Isola di San Giorgio Maggiore. In tutte le sezioni della Mostra, oltre il 70% delle opere esposte è stato progettato da studi gestiti da un singolo o da un team molto ristretto. The Laboratory of the Future è iniziato nel Padiglione Centrale ai Giardini, dove sono stati riuniti 16 studi che rappresentano un concentrato di Forza Maggiore della produzione architettonica africana e diasporica. Si è spostato poi nel complesso dell’Arsenale, con la sezione Dangerous Relazioni Pericolose affiancata a quella dei Progetti Speciali della Curatrice, che per la prima volta è stata una categoria vasta quanto le altre. In entrambi gli spazi sono stati presenti opere di giovani “practitioner” africani e diasporici, gli Ospiti dal Futuro, il cui lavoro si è confrontato direttamente con i due temi della Mostra, la decolonizzazione e la decarbonizzazione, fornendo un’istantanea delle pratiche e delle modalità future di vedere e di stare al mondo. La scelta di qualificare i partecipanti come “practitioner” – ha spiegato la Curatrice – e non come “architetti”, “urbanisti”, “designer”, “architetti del paesaggio”, “ingegneri” o “accademici”, perché ritiene che le condizioni dell’Africa richiedano una comprensione diversa e più ampia del termine “architetto”. Il titolo del Padiglione Italia alla 18. Mostra Internazionale di Architettura è stato “Spaziale – Ognuno appartiene a tutti gli altri”, rimanda a una concezione relazionale dello spazio. La curatela è stata collettiva: di Fosbury Architecture, collettivo di giovani architetti: Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino, Claudia Mainardi; nessuno supera i 40 anni, che hanno scelto il proprio nome dal campione del salto in alto Dick Fosbury. Metafora di un padiglione in movimento che ha esposto un racconto non limitato alla durata della mostra. Come dichiarato in conferenza stampa da Maria Vittoria Clarini Clarelli, storica dell’arte e dirigente del Ministero della Cultura che ha spiegato inoltre: «Nella lingua italiana, espressioni come “fare spazio” indicano l’accoglienza; “dare spazio” l’invito a intervenire e a partecipare”. Il costo del biglietto per l’ingresso alla 18a Mostra di Architettura è stato di 25,50 euro , anche in questo la nuova edizione si è distinta dalle precedenti, per un costo ed una fruizione piu’ abbordabile che ha favorito il grande successo di pubblico registrato.