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La storia di Pablo Gonzales giornalista freelance da due anni in carcere senza prove.

In ATTUALITA'
Marzo 10, 2024
La famiglia del giornalista ha anche rivolto un appello sia ai media che alle autorità europee.
giornalista freelance spagnolo Pablo González

Il 28 febbraio 2022 è stato reso noto che il giornalista freelance spagnolo Pablo González è stato arrestato da agenti dell’Agenzia per la sicurezza interna (ABW), il servizio di controspionaggio polacco, a Rzeszów, una città al confine con l’Ucraina. González stava scrivendo per diversi media spagnoli, tra cui Público e laSexta, sulla crisi dei rifugiati generata dall’invasione russa dell’Ucraina. Secondo Público, il giornalista li aveva contattati per l’ultima volta il 27 febbraio sera, quando aveva inviato un articolo sulle persone arrivate dall’Ucraina per sfuggire alla guerra e aveva detto che si stava ritirando per riposare.

Nato a Mosca ai tempi dell’Unione Sovietica nel 1982, Pablo González Yagüe è un giornalista e politologo di cittadinanza spagnola. Ha lavorato come freelance per diverse testate, specializzandosi in Europa orientale e nei Paesi ex-sovietici, e ha coperto diversi conflitti come la seconda guerra dell’Alto Karabakh, la guerra del Donbas e infine stava seguendo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.

Secondo le autorità polacche che lo hanno arrestato tre giorni dopo l’invasione della Russia in Ucraina, Pablo Gonzales avrebbe utilizzato il suo status di giornalista per raccogliere informazioni per i servizi segreti russi durante i suoi viaggi nei Paesi dell’Est.

Di fatti egli è in detenzione preventiva da due anni per dei sospetti cui la Polonia non ha reso alcuna prova, tant’è che ad oggi non è stata mossa alcuna accusa formale a carico del giornalista. Per questo motivo in Spagna si parla di caso giudiziario.

A rompere il silenzio calato sulla vicenda è stata la moglie Ohiana Goriena, che ha deciso di rilasciare un’intervista ad un canale YouTube di controinformazione del mainstream dichiarando che: “Da due anni Pablo è rinchiuso in una cella di due metri quadrati, senza accesso a libri o giornali, con solo un’ora d’aria al giorno. Le sue giornate trascorrono in un’angosciante immobilità, senza sapere cosa lo attende. Le accuse contro di lui restano vaghe e infondate, basate su sospetti di spionaggio per la Russia che non hanno alcun riscontro concreto. È stato un trauma devastante. I nostri figli, di 9, 7 e 4 anni, stanno crescendo senza la figura paterna. Pablo non ha potuto assistere alla nascita del nostro quarto figlio. La sofferenza e l’incertezza sono quotidiane, amplificate dalla mancanza di informazioni e dalla difficoltà di comunicare con lui.”

La famiglia del giornalista ha anche rivolto un appello sia ai media che alle autorità europee: “Chiediamo la scarcerazione immediata di Pablo. Non ci sono prove a suo carico, la sua detenzione è illegittima e viola i diritti umani. Pretendiamo un processo giusto e trasparente, che ad oggi non è stato nemmeno avviato. È fondamentale rompere il silenzio assordante che circonda il caso di Pablo. Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni e la comunità internazionale. La mobilitazione collettiva è l’unica arma che abbiamo per ottenere giustizia”.

Questa storia è rappresentativa di come una guerra nel nostro continente possa mettere in discussione i principi democratici fondamentali, come in questo caso che è totalmente calpestato il garantismo che le norme europee riconoscono a qualunque persona privata della libertà.

di Fabrizio Camastra –