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Polemiche in Sardegna: Manovre Elettorali Favoriscono liste di Soru

In POLITICA
Gennaio 15, 2024
Accuse del Movimento 5 Stelle verso manovre bipartisan che agevolano la coalizione di Renato Soru, scatenando il dissenso politico.

Una vera e propria tempesta politica si è abbattuta sulla scena elettorale sarda, con il Movimento 5 Stelle che punta il dito contro insospettabili alleanze tra centrodestra e centro-sinistra. Al centro del dibattito ci sono le adesioni tecniche facilitate al Consiglio regionale sardo, che consentono a liste nuove o non rappresentate nell’ultima legislatura di evitare la raccolta firme per la partecipazione alle imminenti elezioni regionali, fissate per il 25 febbraio.

Ettore Licheri, coordinatore regionale e senatore M5s, ha sollevato un velo di sconcerto sulla procedura che, a suo dire, permetterebbe a liste collegate al politico Renato Soru di presentarsi alle competizioni elettorali senza l’onere della raccolta firme, grazie all’appoggio di esponenti del centrodestra. Secondo Licheri, questo scenario rappresenterebbe il paradosso per eccellenza, con partiti che tradizionalmente occupano posizioni differenti sullo spettro politico che si accordano per ragioni puramente logistiche ed elettorali.

La diatriba ruota attorno alle liste che sostengono la variegata coalizione di Renato Soru, tra cui Rifondazione Comunista, Azione, Liberu, + Europa e Vota Sardigna, che avrebbero siglati accordi con formazioni come Sardisti, Riformatori, Centro e Udc. Tali manovre, secondo il senatore M5s, attirano il disappunto verso il processo democratico e sollevano interrogativi sull’autenticità dell’azione politica sarda.

Difende l’operato della propria lista Giulia Lai, appartenente a Liberu, ribadendo che l’adesione dei consiglieri regionali rappresenta un atto prettamente tecnico e non implica un ingresso ufficiale nelle liste di appoggio. Lai sostiene che questo sia un gesto di generosità e rispetto verso le minoranze, le quali sarebbero altrimenti penalizzate da una legge elettorale regionale che impone raccolte firme onerose a chi non è già rappresentato nel Consiglio con il proprio simbolo.

Questa disputa solleva domande più ampie sul sistema elettorale regionale della Sardegna e l’accessibilità del processo democratico a nuove forze politiche. Alcuni sostengono che la necessità di adeguarsi alle esigenze della legge elettorale imposta possa in realtà ostacolare una genuina manifestazione di pluralismo politico, mentre altri vedono nelle recenti manovre politiche un sintomo di realpolitik che trascura l’ideale di una competizione elettorale libera e non condizionata.

Mentre il dibattito continua a infiammare la politica isolana, gli elettori sardi attendono di vedere le ripercussioni di queste dinamiche sullo scenario elettorale regionale. La situazione accresce l’attenzione dei cittadini verso una governance che, anche a livello locale, si dimostra complessa e piena di sfaccettature spesso inattese. Gli occhi sono ora rivolti verso le elezioni del 25 febbraio, che potrebbero rivelarsi indicative non solo del futuro politico dell’isola, ma anche del rapporto tra le varie forze politiche e i cittadini che rappresentano.