Nel contesto attuale dell’economia turistica italiana, la spesa per godersi un giorno di sole e mare lungo le coste nazionali sembra navigare su un mare in burrasca. Con un giro d’affari annuo che tocca la cifra mastodontica di 10 miliardi di euro, l’industria balneare italiana mostra cifre da capogiro per un ombrellone e due lettini, specialmente nei mesi di alta stagione.
Dal Nord al Sud, l’analisi dei costi per affittare le attrezzature balneari rivela una notevole variazione di prezzo che dipende non solo dalla località ma anche dal tipo di stabilimento. Mentre la spesa media si aggira intorno ai 35 euro, ci sono spiagge, ad esempio in località come Sabaudia nel Lazio, dove il costo può oscillare tra i 45 e i 65 euro al giorno. Andando più a sud, come nella rinomata Gallipoli, il prezzo sale a 90 euro. La Sardegna, nota per le sue spiagge incantevoli, è tra le più costose, con tariffe che possono toccare i 120 euro al giorno.
Tuttavia, il vero salto nel lusso si ha nei cosiddetti lidi “elite”, dove il costo per un’esperienza esclusiva al mare può superare i 500 euro giornalieri, raggiungendo in alcuni casi fino a 700 euro. Prendiamo ad esempio il Cinque Vele Beach Club a Marina di Pescoluse, che offre un gazebo in prima fila per 696 euro al giorno se prenotato con un’opzione rimborsabile. Simili cifre astronomiche si riscontrano anche al Twiga di Forte dei Marmi, dove una tenda araba con tutti i comfort costa 600 euro.
Non meno costosa è la spiaggia del prestigioso Hotel Excelsior a Venezia, dove una capanna in prima fila viene affittata a 515 euro al giorno. La situazione non cambia nel lussuoso contesto del Nikki Beach sulla Costa Smeralda, che oltre al costo del cosiddetto Iconic Beach bed, necessita di un ulteriore esborso per consumazioni obbligatorie, portando la spesa totale a 500 euro giornalieri.
Questi dati, tuttavia, non riflettono solamente un aumento dei costi, ma evidenziano un divario crescente tra l’accesso alle spiagge per la generalità dei cittadini e l’élite che può permettersi servizi esclusivi. Nonostante il balneare rappresenti un segmento economico cruciale per l’Italia, infatti, il ritorno economico per lo Stato si mantiene relativamente basso, con circa 115 milioni di euro derivanti dai canoni di concessione.
In questo senario, il confronto fra l’accessibilità economica per la famiglia media e l’esclusività delle offerte più lussuose pone interrogativi rilevanti sulla sostenibilità e l’equità del sistema turistico-balneare nazionale. Mentre alcuni possono godere di lidi esclusivi e servizi personalizzati, per molti italiani il costo di una giornata al mare rimane un lusso, piuttosto che un piacevole sollievo estivo.
Con un incremento costante dei prezzi, dal 3% al 5% registrato solo nell’ultimo anno, la questione non è solo di variazione delle tariffe, ma anche di come garantire che le bellezze del paesaggio marino italiano rimangano accessibili e godibili da tutti, senza trasformare il piacere estivo in un privilegio per pochi.
