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Il Nuovo Corso delle Privatizzazioni: Il Caso Eni

In ECONOMIA
Maggio 15, 2024

In un periodo contrassegnato da decisioni economiche decisive, il Governo Meloni procede risolutamente lungo il sentiero tracciato dalle privatizzazioni. Il recente annuncio della vendita del 2,8% di Eni, detenuto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), segna un ulteriore avanzamento in questa direzione, riducendo la partecipazione statali in Eni al di sotto della soglia del 2%.

Questo nuovo passo segue la logica di una serie di misure simili che hanno caratterizzato l’agenda politica attuale, puntando sia alla valorizzazione degli asset statali che alla generazione di entrate necessarie per bilanciare robuste esigenze di spesa. Il coraggio dimostrato dall’esecutivo segue la linea guidata da Federico Freni, sottosegretario al Mef, il quale aveva preannunciato una privatizzazione “senza fretta ma efficace”, rispettando i tempi e i modi ottimali previsti dalle strategie di medio termine.

La scelta di ridurre il pacchetto azionario di Eni s’inquadra anche in un contesto di mercato favorevole, con l’azione della società che ha mostrato una ripresa significativa, tornando ai prezzi di inizio anno (circa 15,11 euro per azione). Stando a tali valutazioni, la transazione si attesterebbe su una valutazione di poco meno di 1,4 miliardi di euro, nonostante sia usuale applicare uno sconto in operazioni di tale portata.

Approfondendo, non va dimenticato che la partecipazione statale in Eni rimane comunque significativa attraverso la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), che detiene una quota importante (28,503%) e la cui maggioranza è in mano al Mef, con una minoranza distribuita tra diverse fondazioni bancarie. Tali disposizioni garantiscono che l’influenza strategica del governo su Eni non venga meno, anche in una fase di apertura verso il mercato.

Le privatizzazioni non si fermano a Eni, con il Tesoro che ha già realizzato più di 1,5 miliardi di euro dalla vendita in due tranche del 37,5% delle quote di Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps). Quest’ultima operazione ha introdotto quesiti strategici sul futuro della banca senese, sondando terreni che vanno dal mantenimento di una quota azionaria statali, alla possibilità di una vendita completa, o persino a un potenziale scenario di fusione che potrebbe dare vita a un nuovo polo bancario italiano.

Tale agenda rivela un programma ampio e ambizioso, che comprende possibili futuri disimpegni da parte dello Stato in società di rilievo come Enav, Enel, Poste Italiane e Leonardo, oltre a una serie di partecipazioni gestite da Cdp, che includono realtà come Italgas, Terna, Snam e Fincantieri. La gestione di queste operazioni, tuttavia, si scontra con la necessità di equilibrare le considerazioni politiche e le valutazioni sulla strategicità di tali partecipazioni.

In questo contesto pulsante, il percorso delle privatizzazioni promette di rimanere una componente vitale della strategia economica nazionale, giocando un ruolo chiave nel tentativo di bilanciare le esigenze finanziarie immediati con gli obiettivi di una gestione prudente e lungimirante dell’economia italiana.