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L’approvazione dello scandalo: la nuova legge sui consultori e l’aborto

In POLITICA
Maggio 09, 2024

La recente approvazione di un emendamento inclusivo nel decreto sul Pnrr che prevede la collaborazione di entità pro-vita nei consultori italiani ha catalizzato un acceso dibattito nazionale, ripercuotendosi anche su una scena internazionale già complessa. Il clima all’interno del Parlamento italiano si è surriscaldato all’estremo, mettendo a dura prova la coesione della maggioranza di governo.

L’amendamento proposto dal partito Fratelli d’Italia (FdI) e approvato nel contesto più ampio del decreto, ha mirato a coinvolgere le realtà del terzo settore che promuovono la maternità all’interno dei consultori, con l’intento dichiarato di offrire alle donne alternative concrete all’aborto. Questa mossa è stata prontamente criticata dalle opposte fazioni politiche, le quali hanno levato accuse di un presunto attacco ai diritti riproduttivi garantiti dalla legge 194 sull’aborto, legge che regola la materia dal 1978.

In difesa delle modifiche apportate, il primo ministro Giorgia Meloni ha categoricamente respinto queste asserzioni, descrivendole come errate interpretazioni e manipolazioni delle reali intenzioni del governo, affermando che la sinistra sta tentando di alterare l’attuale normativa sull’aborto e non il suo esecutivo. La Meloni ha enfatizzato il desiderio del suo governo di garantire una vera libertà di scelta per le donne, ribadendo il bisogno di implementare completamente la legge 194.

Non di meno, il dissenso non è rimasto confinato alle file dell’opposizione. All’interno stessa della coalizione di governo, qualche screpolatura è diventata evidente quando 15 deputati della Lega e un membro di Forza Italia si sono astenuti durante una votazione su un ordine del giorno del Partito Democratico, volto a proteggere il diritto all’interruzione di gravidanza nei consultori.

Il conflitto non si è limitato ai confini italiani. A metà aprile, un confronto critico tra Roma e Madrid ha evidenziato ulteriori complicazioni, con la Ministra per l’Uguaglianza spagnola che ha condannato apertamente la manovra legislativa italiana, circostanza che ha evocato una risposta severa da parte della premier italiana. Anche la Commissione europea è intervenuta, precisando che il contenuto del decreto Pnrr e gli interventi sulla legge dell’aborto non mostrano correlazioni dirette con i piani dell’Unione Europea.

Nel vivo delle controversie, la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, si è trovata sotto il fuoco incrociato delle critiche, pur difendendo fermamente l’emendamento e ribadendo il suo allineamento con la legge 194. Le manifestazioni non si sono fatte attendere. In piazza, diversi gruppi dalla rete nazionale dei consultori a “Non una di Meno” hanno protestato vibratamente contro quello che percepiscono come un tentativo mascherato di limitare i diritti delle donne.

Recentemente, le tensioni sembrano essersi rinnovate, come dimostra la denuncia del Movimento 5 Stelle, secondo cui la Regione Lombardia avrebbe già iniziato a implementare la presenza di associazioni antiabortiste nei consultori, un cambiamento che ha fatto scattare ulteriori allarmi nell’opposizione.

Questo episodio depone una lente di ingrandimento sulla delicata materia dei diritti riproduttivi in Italia, mostrando come le scelte politiche possano polarizzare l’opinione pubblica e condizionare la stabilità governativa, ribadendo, ancora una volta, lo stretto legame tra politica, diritti sociali e le reazioni della società civile.