Il progresso tecnologico ha portato con sé notevoli vantaggi in termini di efficienza e connettività, ma pone anche sfide significative ai nostri sistemi democratici. Questo è il cuore del messaggio esplicitato da Paolo Benanti, relatore di spicco e consigliere su temi legati all’intelligenza artificiale e all’etica tecnologica, nonché presidente della commissione AI della Presidenza del Consiglio. Durante l’inaugurazione dell’anno accademico all’Università Lumsa, Benanti ha sollevato preoccupazioni cruciali riguardo l’uso degli algoritmi nei social media e il loro impatto sulla democrazia.
Una delle questioni più pressing che Benanti ha affrontato è quella della “micromanipolazione algoritmica”, una pratica che, secondo il relatore, va ben oltre la semplice persuasione. Attraverso algoritmi sofisticati, i social network sono capaci di segmentare gli utenti e inviare messaggi altamente personalizzati, capaci di influenzare le opinioni e i comportamenti individuali. Questa precisione nell’influenzare potenzialmente milioni di persone può portare a uno sbilanciamento dell’equilibrio democratico, dove un’informazione non equa e non consentita altera il processo naturale della formazione di un’opinione pubblica libera.
Il professore ha poi discusso come la potenza economica e le capacità industriali di figure emblematiche dell’innovazione, quali Elon Musk, abbiano un impatto significativo sulla società tramite la tecnologia. Questo legame tra potere economico e tecnologico amplifica gli effetti dei dispositivi tecnologici, permettendo loro di dividere e manipolare i gruppi sociali con efficienza mai vista.
Benanti mette in luce un paradosso dell’era moderna: l’incremento tecnologico porta con sé un potenziale di emancipazione e progresso, ma allo stesso tempo rappresenta uno strumento di potere che può essere utilizzato per compromettere le fondamenta stesse su cui si regge la libera società. La stessa tecnologia che semplifica la vita quotidiana può anche, se mal gestita o utilizzata senza scrupoli etici, erodere la fiducia pubblica e minare i principi democratici.
Affrontare questa sfida richiede un dialogo aperto e cooperazione internazionale, nonché un rigoroso quadro etico e regolatorio che guidi lo sviluppo e l’uso delle tecnologie emergenti. Solo così la democrazia potrà salvaguardare se stessa dall’essere vittima dell’evoluzione che ha contribuito a catalizzare.
La lezione di Benanti è chiara: è imperativo che le società contemporanee riflettano su come le tecnologie, in particolare gli algoritmi, vengono implementati. Dobbiamo chiederci chi beneficia delle loro operazioni e quale impatto hanno sul tessuto sociale ed economico delle nostre comunità. La missione di mantenere un equilibrio fra innovazione tecnologica e integrità democratica è complessa, ma è vitale per garantire che il futuro tecnologico sia luminoso e inclusivo, non solo per pochi, ma per tutti.
