
Un altro gesto simbolo di un Papa che ci dimostra, ancora una volta, la sua coerenza. Dalla volontà di voler essere fino all’ultimo presente, nonostante la malattia, alla visita a sorpresa a Regina Coeli e ora il bonifico per il pastificio del carcere minorile di Casal del Marmo. Rivela lo stesso ‘don Ben’, come lo chiamava Papa Francesco, responsabile della carità e della pastorale carceraria a Roma, che ricorda come fino a “pochi giorni fa era a Regina Coeli. Ricordo un uomo stanco, che si trascinava, ma urlava con la sua presenza il bisogno di attenzione ai detenuti. Si è trascinato per loro, fino all’ultimo respiro. Per questo i carcerati in lui vedevano la speranza. Per loro è morto un padre, è il senso della lettera che mi hanno affidato”. “Gli avevo detto che abbiamo un grosso mutuo per questo pastificio e se riusciamo ad abbatterlo abbassiamo il prezzo della pasta, ne vendiamo di più e assumiamo altri ragazzi. Lui mi ha risposto, ‘ho finito quasi tutti soldi ma ho qualcosa ancora sul mio conto”. E mi ha dato 200mila euro”, dice monsignor Ambarus. Il vescovo ricorda l’apertura della Porta Santa a Rebibbia. Quando il Papa disse: “Don Ben vieni con me” e insieme cominciarono il Giubileo. “Io per lui sono stato solo ‘don Ben’, credo che neanche sapesse il mio nome e cognome. È stato emozionante ma soprattutto per quella gente. Si sono sentiti ‘visti’. Da lunedì mi arrivano in continuazione messaggi di chi dice di sentirsi orfano. Ieri alcuni detenuti mi hanno chiesto di mettere sulla tomba di Francesco un fiore da parte loro”. “E invece – annuncia il vescovo ausiliare di Roma, senza entrare nei dettagli – sto lavorando perché i suoi figli prediletti possano essere ai funerali. Vedremo che cosa riusciremo a fare”.
