In un periodo già turbolento per il mondo dell’informazione, si acuisce il dissenso tra la comunità dei giornalisti italiani e il governo, in seguito all’approvazione di un emendamento controverso che sta alimentando i dibattiti sul bilanciamento tra la libertà di stampa e la tutela della privacy individuale. La polemica si è impossessata della conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni, dove il contrasto tra la FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) e il governo è stato manifesto.
Il fronte dei giornalisti, guidato dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, e dalla segretaria del sindacato, Alessandra Costante, ha manifestato forte preoccupazione per la nuova normativa che proibisce la divulgazione delle ordinanze di custodia cautelare. Tale misura, contenuta nell’emendamento alla legge di delegazione europea in attesa di seconda lettura al Senato, è vista come un ostacolo significativo alla trasparenza e al diritto dell’opinione pubblica di essere informata sui procedimenti giudiziari.
Di fronte alle accuse di aver imposto un “bavaglio” all’informazione, la premier Meloni si è difesa illustrando la propria visione. Ha evidenziato come la norma non fosse di iniziativa governativa, bensì parlamentare, rimarcando che eventuali proteste andrebbero indirizzate verso le Camere e non Palazzo Chigi. Meloni ha dichiarato di percepire la norma come uno sforzo verso l’equilibrio dei diritti, pur ammettendo che personalmente avrebbe potuto non avanzare tale iniziativa.
Alessandra Costante ha immediatamente replicato che la FNSI è pienamente consapevole della natura parlamentare del provvedimento, ma ha sottolineato l’appoggio trasversale che ha ricevuto, inclusa la maggioranza che sostiene la premier. Ha inoltre ribadito l’impegno della FNSI nel manifestare non solo ai palazzi del parlamento ma anche di fronte alla sede del governo, come espressione della lotta per l’integrità della professione giornalistica contro quelle che definisce “censure di Stato”.
La situazione di tensione non si limita a questo fronte, con Meloni che, nell’occasione, ha anche rispedito al mittente le accuse riguardanti una presunta occupazione della Rai da parte del suo governo, respingendo il termine “Telemeloni” coniato da alcuni esponenti dell’opposizione. Ha sostenuto di essere piuttosto impegnata in un lavoro di riequilibrio delle posizioni all’interno dell’ente di radiodiffusione pubblica, parlando di una necessaria correzione rispetto alle gestioni precedenti, le quali avrebbero favorito una rappresentatività squilibrata.
Il riflettore si è altresì posato sulla recente controversia che ha coinvolto l’influencer Chiara Ferragni, con la premier che ha accennato alla necessità di una maggiore trasparenza nelle dinamiche della beneficenza, senza ulteriori specificazioni sull’imminenza di nuove regolamentazioni in tale ambito.
La tensione tra il governo e il mondo giornalistico sembra destinata a intensificarsi nei prossimi giorni, con la FNSI che ha già pianificato una serie di iniziative di protesta, mirate a difendere l’importante ruolo dell’informazione nel tessuto democratico italiano.