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Attacchi Houthi Catalizzano il Raddoppio dei Costi di Navigazione nel Mar Rosso

In ECONOMIA
Gennaio 12, 2024
I prezzi del trasporto via mare si impennano mentre il commercio mondiale affronta il pericolo yemenita e il lungo giro per il Capo di Buona Speranza.

Il commercio marittimo sta vivendo una nuova fase di incertezza e aumenti di costi dovuti alla crisi in atto nel Mar Rosso, un’arteria vitale per il flusso di merci tra l’Asia e l’Europa. Gli attacchi perpetrati dal gruppo ribelle yemenita Houthi stanno forzando le navi mercantili ad abbandonare la tradizionale rotta tramite il Canale di Suez, optando per la deviazione molto più dispendiosa attorno al Capo di Buona Speranza.

Il petrolio, la linfa vitale dell’economia globale, ha visto un rialzo del 4%, arrivando a 80 dollari al barile. Tuttavia, il fenomeno più preoccupante è rappresentato dal crollo del traffico dei container nel Mar Rosso, con una diminuzione allarmante del 70% rispetto alle stime di gennaio. Secondo il think tank Ifw, Kiel Institute for the World Economy, i container sono passati da 500.000 al giorno a soli 200.000.

Questo “vero e proprio collasso” del traffico marittimo ha conseguenze dirette sui tempi di consegna e sui costi di trasporto delle merci. Secondo quanto riportato da Alessandro Giraudo, economista e professore alla Grandes Écoles di Parigi, la deviazione richiede fino a 12 giorni aggiuntivi di navigazione, generando un aumento significativo dei consumi energetici, dei costi di assicurazione e dei tempi di immobilizzazione per equipaggi e navi.

Gli impatti economici sono palpabili: il costo del nolo per un container standard da 40 piedi impiegato per il trasporto dalla Cina al Mediterraneo è balzato dai 3.000 dollari di un paio di mesi fa a 6.000 dollari, sebbene sia ancora inferiore ai picchi di 14.000 dollari raggiunti durante l’emergenza Covid. Pur considerando il risparmio dal mancato pagamento del pedaggio per il Canale di Suez, che si aggira fra mezzo milione e un milione di dollari, l’aumento dei costi generali è chiaramente percepibile.

Il problema, però, può nascondere dinamiche più complesse. Giraudo pone l’accento su una possibile speculazione da parte dei gruppi di trasporto che, sfruttando la contingenza, potrebbero aver incrementato sproporzionatamente i prezzi rispetto ai costi aggiuntivi realmente sostenuti. Ad esempio, stima che un aumento dei costi di un milione di dollari, diviso per 20.000 container, dovrebbe tradursi in un incremento di 500-1000 dollari per container, ben al di sotto del raddoppio dei noli effettivamente registrato.

La situazione mette in luce non solo le vulnerabilità geopolitiche delle vie commerciali marittime, ma anche le delicate equazioni che determinano i prezzi delle merci a livello globale. L’intervento degli Stati Uniti e degli alleati nella regione potrebbe cercare di ridurre le minacce alla navigazione, ma nel frattempo, i consumatori si trovano a dover pagare il prezzo di quello che viene definito come una “tassa Houthi”, che ricade su un’ampia gamma di prodotti orientali, dalle materie prime ai beni di consumo comuni.