
La recente adozione della Legge Regionale 20, datata 5 dicembre 2024, sta scatenando notevoli tensioni in Sardegna, attirando l’attenzione critica di gruppi energetici e ambientalisti. Questa normativa introduce misure estremamente restrittive per l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici e agrivoltaici, con possibili conseguenze deleterie per l’ambizione rinnovabile dell’isola e dell’Italia intera.
La Sardegna, una regione con un enorme potenziale per lo sviluppo di energia pulita grazie alla sua abbondanza di risorse naturali come il sole e il vento, è attualmente molto indietro nei suoi obiettivi energetici per il 2030. Il report “Regioni e Aree Idonee 2024” elaborato da Legambiente evidenzia un gap significativo: l’isola ha realizzato soltanto il 13,9% della capacità prevista, mancando ben 5.396,1 MW per raggiungere i target fissati.
La normativa in questione impone limitazioni severissime, come le fasce di rispetto di 7 chilometri dai beni paesaggistici, che praticamente rendono inutilizzabile la maggior parte del territorio regionale per l’installazione di nuovi impianti. In aggiunta, sono stati posti il divieto di revamping (la modernizzazione di impianti esistenti) e repowering (l’aumento della capacità produttiva degli impianti esistenti), oltre a specifiche restrizioni per l’agrivoltaico, una tecnica che combina la produzione agricola con quella di energia solare.
Queste restrizioni non solo rallentano il progresso verso un futuro energetico sostenibile ma, secondi gli operatori del settore raggruppati nell’Alleanza per il fotovoltaico in Italia, rappresentano un chiaro ostacolo alla sicurezza energetica della regione e del Paese. L’associazione ha fortemente criticato la legge, dichiarandola “incostituzionale” e ha sollecitato l’intervento del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, per la sua impugnazione.
Un aspetto ancor più problematico della legge è il suo effetto retroattivo. Essa, infatti, interessa anche gli impianti già autorizzati o in fase di autorizzazione, creando una situazione di grande incertezza per gli investitori e aprire la strada a numerosi contenziosi legali. Questo principio, se adottato da altre regioni per differenti ambiti, potrebbe generare un clima di instabilità normativa capace di inibire l’iniziativa privata e soffocare gli investimenti, con ripercussioni negative sull’economia nazionale.
L’Alleanza per il fotovoltaico in Italia sta mobilitando tutte le parti in causa per la revisione della legge, auspicando una collaborazione tra enti locali, nazionali e operatori del settore per definire un quadro regolamentare equilibrato e propizio allo sviluppo delle energie rinnovabili. Questo è indispensabile per garantire non solo il progresso tecnologico e la decarbonizzazione, ma anche la sicurezza energetica e l’autonomia strategica del Paese nel lungo termine.
In conclusione, la situazione in Sardegna serve da monito sulla delicatezza delle politiche energetiche regionali e sulla necessità di un dialogo costruttivo tra tutte le forze politiche, economiche e sociali coinvolte. La transizione energetica, vitale per combattere il cambiamento climatico e per sostenere lo sviluppo economico sostenibile, richiede una visione chiara, lungimirante e, soprattutto, condivisa.