In un contesto internazionale sempre più teso, l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha lanciato un forte appello al Partito Democratico e alle forze progressiste, invitandole a schierarsi contro quello che ha definito “un’economia di guerra europea”. Nel corso della presentazione del libro “Governare l’economia” di Pasquale Tridico, Conte ha espresso preoccupazione per gli esiti dell’ultimo consiglio europeo, temendo una svolta bellica nelle politiche dell’Unione Europea.
Conte ha messo in discussione la strategia attualmente dominante nel contesto europeo e in seno alla NATO, che sembra privilegiare la risposta militare alle crisi internazionali. In questo quadro, l’ex capo del governo italiano ha sottolineato la mancanza di investimenti orientati al dialogo e alla negoziazione, ponendo dubbi sulla reale volontà dei leader europei di perseguire la pace.
Il leader del Movimento 5 Stelle ha espresso un giudizio severo sulle attuali scelte dei governanti, che a suo avviso non scendono a compromessi e non ammettono il fallimento delle loro politiche. Conte appare convinto che si stia spingendo verso la creazione di un’economia che supporti la capacità bellica, piuttosto che indirizzare risorse e sforzi verso soluzioni pacifiche e costruttive.
La posizione di Conte si configura come una chiara chiamata alle armi – in senso metaforico – per i progressisti, affinché questi ultimi si uniscano nel rifiuto di una visione che dia priorità all’aspetto militare. Il suo invito al Partito Democratico è netto: unirsi in un fronte comune che possa contrastare l’inclinazione bellica e promuovere un’agenda centrata sulla pace e sulla diplomazia.
Queste dichiarazioni del presidente del M5S giungono in un momento delicato per la scena politica europea, con gli occhi puntati sulle tensioni geopolitiche e sui conflitti attuali. Resta da vedere se l’appello di Conte riuscirà a mobilitare un consenso significativo e se ciò porterà a un cambiamento di rotta nelle politiche europee o se, al contrario, sarà una voce isolata in un coro che sembra cantare una melodia decisamente più marziale. Di sicuro, la questione solleva interrogativi critici sull’orientamento futuro dell’UE e sulle strategie più efficaci per garantire sicurezza e stabilità internazionali.
