La ventinovesima conferenza delle parti (Cop29), tenutasi a Baku, si proponeva di affrontare alcune delle questioni più pressanti legate al cambiamento climatico. Tuttavia, la bozza di documento che ne è emersa lascia molti interrogativi aperti, in particolare sul fronte della lotta contro l’uso dei combustibili fossili. Nonostante l’urgenza climatica evidenziata da scienziati e attivisti, il testo si limita a proporre soluzioni generaliste, puntando su innovazioni tecnologiche e pratiche di risparmio energetico, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS), senza delineare un percorso chiaro per ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche inquinanti.
L’approccio adottato a Baku sembra riflettere una cautela diplomatica, probabilmente dovuta alla necessità di conciliare le diverse posizioni dei paesi partecipanti. Molti di questi, infatti, dipendono significativamente dalle industrie dei combustibili fossili e una transizione troppo rapida potrebbe destabilizzare le loro economie. Tuttavia, questa prudenza politica rischia di tradursi in un’inerzia pericolosa: la transizione verso energie rinnovabili non può tollerare ulteriori rinvii.
L’enfasi sulle tecnologie di cattura del carbonio è emblematica: sebbene potenzialmente utili, queste tecniche non affrontano il problema alla radice, ovvero la continua emissione di gas serra. Gli investimenti in tali tecnologie devono andare di pari passo con politiche energiche di riduzione dell’uso di petrolio, carbone e gas naturale.
La scelta di non inserire obiettivi vincolanti per la diminuzione dell’utilizzo dei combustibili fossili solleva inoltre interrogativi sul coinvolgimento delle lobby industriali nei negoziati climatici. È essenziale che i governi si distacchino dagli interessi corporativi e pongano al centro delle loro politiche il benessere del pianeta e delle future generazioni. Il mancato indirizzo di questi temi nella bozza della Cop29 non fa che rimarcare l’urgente necessità di un cambio di rotta nelle conferenze future.
Il risparmio energetico e le innovazioni tecnologiche sono senza dubbio parti della soluzione, ma non possono essere le uniche strategie su cui puntare. È tempo di adottare misure più coraggiose e concrete, che prevedano scadenze specifiche e obiettivi quantificabili per la riduzione delle emissioni. Solo così sarà possibile garantire un futuro sostenibile per tutti.
Questo scenario solleva un ulteriore aspetto critico: la trasparenza e la partecipazione pubblica ai processi decisionali. È fondamentale che la società civile, inclusi scienziati, attivisti, e cittadini informati, abbia la possibilità di esaminare e influenzare le bozze preparatorie delle future Cop. La lotta contro il cambiamento climatico deve essere un impegno collettivo e condiviso, non relegato ai corridoi del potere politico ed economico.
In conclusione, la Cop29 di Baku ha rappresentato una occasione mancata di fare passi significativi verso la decarbonizzazione globale. Guardando al futuro, è imperativo che gli stati partecipanti mostrino una maggiore audacia e determinazione, abbandonando le vie mediate che non hanno finora prodotto i risultati sperati nel contrasto al riscaldamento globale. La transizione energetica è non solo necessaria, ma inevitabile, e richiede un impegno immediato e irrevocabile da parte di tutti gli attori globali.
