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Export in Calo e Import in Crescente per il Cappello Italiano

In ECONOMIA
Marzo 25, 2024

Il mondo del cappello italiano affronta una realtà contrastante nel 2023. Secondo i dati recentemente diffusi da Paolo Marzialetti, presidente nazionale Settore Cappello e vicepresidente della Federazione Italiana TessiliVari, ci troviamo di fronte a una diminuzione del 2,8% nelle esportazioni, contrapposta a un incremento dell’import del 2,8%.

Sebbene questi dati possano suggerire un momento di difficoltà, si registra contemporaneamente un aumento del fatturato a 148 milioni di euro, che segnala una crescita del 2,8% rispetto all’anno precedente. Questo contrasto tra i diversi indicatori economici rivela una situazione complessa all’interno del settore.

L’industria del cappello in Italia è costituita da 121 imprese, che hanno visto una lieve contrazione del 1,6% rispetto al precedente anno. Il numero di lavoratori impiegati segue un trend simile, riducendosi dell’1,5% e portando il totale a 1.950 dipendenti. Nonostante questi decrementi, a livello nazionale l’import dal settore ha raggiunto la cifra di 262 milioni di euro, con un incremento del 2,7% rispetto all’anno precedente, mentre le esportazioni hanno subito un calo, attestandosi a 410 milioni di euro.

Una particolare attenzione viene dedicata ai cappelli di paglia, che hanno visto un notevole aumento delle importazioni del 37,7% in valore, anche se le esportazioni sono scese del 4,4%. Anche i berretti evidenziano un trend simile con un incremento delle importazioni del 2,7% e una flessione del 2,8% nelle esportazioni.

Nonostante le sfide presentate dalla situazione attuale, la Francia emerge come principale mercato esportatore con 72,5 milioni di euro, seguita da Germania, Stati Uniti, Svizzera, Spagna, Giappone, Corea del Sud, Regno Unito, Polonia e Paesi Bassi. Questi dati mostrano variazioni significative per alcuni paesi, con aumenti notevoli per Francia e Giappone (20,3% e 30,2% rispettivamente) e una drastica diminuzione per la Svizzera (-57,8%).

Il 70% del valore del settore è concentrato nel Distretto del Cappello Fermano-Maceratese nelle Marche, che include circa 85 imprese e 1.350 lavoratori, per un fatturato di circa 100 milioni di euro, indotto compreso. L’allarme lanciato da Marzialetti riguarda le ripercussioni negative derivanti dalla mancata inclusione del settore all’interno della Zona Economica Speciale (ZES), una decisione che può penalizzare i distretti produttivi se confrontati alle regioni del Sud Italia che godono già di vantaggi, come la decontribuzione del 30%.

La situazione odierna del settore del cappello italiano pone quindi l’accento sulla necessità di politiche di supporto che ne possano aumentare la competitività internazionale e mitigare l’impatto della concorrenza estera, specialmente da paesi come la Cina, che continua a essere il maggiore fornitore nonostante una diminuzione delle importazioni pari al 16,9%. Affrontare queste sfide sarà cruciale per mantenere l’eccellenza del Made in Italy e la vitalità di un settore che gioca un ruolo chiave nella moda e nell’artigianato italiano.