L’esito delle recenti elezioni europee ha lasciato un sapore amaro per i partiti di centro, tra cui Azione, Italia Viva (+Europa) e gli altri membri del defunto Terzo Polo. Assente un risultato consolidato e univoco, la sfida principale per questi gruppi rimane la necessità di reinventarsi e riposizionarsi all’interno dello scenario politico italiano, che appare sempre più polarizzato.
L’irrisorio guadagno elettorale combinato per questi partiti – mancando la soglia critica del 4% necessaria per un ingresso significativo al Parlamento Europeo – solleva interrogativi sulla loro capacità di avanzare proposte liberali e pro-europee così come affermare la loro presenza in un rinnovato gruppo Renew Europe. Carlo Calenda e Matteo Renzi, le figure proeminenti di Azione e Italia Viva, rispettivamente, non sembrano pronti a deporre le armi, nonostante questo recente insuccesso. Calenda, con un’ottica quasi severa, non vedere una compatibilità significativa tra il suo seguito e quello di Italia Viva, mentre Renzi, con una vena critica, lamenta la “rottura assurda” che ha precluso la possibilità di un’efficace rappresentanza riformista in Europa.
Questa disunione si fa ancora più palpabile alla luce delle dichiarazioni di Forza Italia, che sembra preda di un certo trionfalismo, delineando gli ultimi esiti come parte di una strategia ben più articolata per consolidare un dominio politico centrista. Antonio Tajani, una delle voci più autorevoli di Forza Italia, ha esplicitamente parlato di una manovra mirata a capitalizzare lo spazio politico tra le posizioni conservative del Fratelli d’Italia e le tendenze progressiste del Partito Democratico.
Tuttavia, il dialogo all’interno del centro non si ferma qui. Maurizio Lupi esprime ottimismo per un’eventuale sinergia con Azione, alludendo all’esempio della Regione Piemonte come modello replicabile. Questa apertura potrebbe segnare una via per l’affermazione di un blocco centrista più coeso e strategicamente posizionato, ma le strade per arrivare a tale unione sono tortuose e incerte.
In contrasto, la possibilità di una grande coalizione che racchiuda i liberali, i dem e persino il Movimento 5 Stelle, come vagheggiata da alcuni esponenti del centro-sinistra, rimane una scenario complesso. I dem, recentemente rinfrancati da un successo non del tutto atteso, sfruttano questa nuova energia per convocare tutte le anime del centro-progressismo, in un momento in cui l’efficacia di tali alleanze è ancora da dimostrare.
Infine, la posizione di +Europa, comandata dall’incisivo Riccardo Magi, rimane una nota stonata nello scenario centrista. Convertendo la recente sconfitta in un movente di riflessione critica, il partito promette di convocare le sue forze per un rilancio basato su temi e proposte specifiche, piuttosto che su ampie alleanze.
In conclusione, la scena politica italiana al centro si presenta fratturata e complessa con una chiara chiamata al rinnovamento e al realismo strategico. Se Calenda, Renzi e gli altri protagonisti saranno in grado di superare le antiche ruggini personali e ideologiche, configurando una nuova piattaforma stabile e coesa, resta una questione aperta, resa ancora più urgente dalla crescente pressione delle forze sia a destra che a sinistra dello spettro polit.