Nel recente sondaggio realizzato da Nomisma per la Cna, si evidenzia un quadro preoccupante per il futuro del settore edilizio e per milioni di famiglie italiane. La decisione di ridurre gli incentivi statali destinati alle ristrutturazioni potrebbe avere conseguenze negative sia a livello economico che sociale. Secondo le proiezioni, nei prossimi tre anni, la domanda di ristrutturazioni subirà un tracollo pari a 97,3 miliardi di euro, con un diretto impatto su 3,5 milioni di famiglie italiane.
Il contesto è quello di un’Italia post-pandemica, in cui il bonus edilizia ha rappresentato un pilastro fondamentale per sostenere l’economia e incentivare miglioramenti abitativi cruciali. Era una misura che oltre a favorire l’adeguamento energetico degli immobili, contribuiva significativamente alla riduzione delle barriere architettoniche, promuovendo una maggiore inclusività e sostenibilità ambientale.
Il rapporto di Nomisma per la Cna sottolinea come la compressione di questi incentivi non solo ridimensionerà drasticamente la domanda e l’investimento in questo settore cruciale, ma genererà anche un “effetto domino” su tutto il tessuto economico. La stima parla chiaro: la perdita potenziale di 119,7 miliardi di euro in termini di valore aggiunto e la mancata creazione di oltre 2 milioni di posti di lavoro.
Le ripercussioni previste non si limitano agli aspetti puramente economici. La riduzione di interventi edilizi comporterà anche un significativo regresso in ambito sociale e ambientale. Oltre alla minor eliminazione delle barriere architettoniche, vi è il mancato risparmio energetico che si tradurrà in un incremento del consumo di risorse non rinnovabili, allontanando ulteriormente l’Italia dagli obiettivi di sostenibilità energetica imposti dall’Unione Europea.
Nel dettaglio, è prevista una contrazione significativa del settore delle ristrutturazioni, con una spesa che, secondo le stime per il 2025, potrebbe regredire ai livelli del 2011, fermandosi a 14 miliardi di euro. Questo rappresenterebbe una diminuzione drammatica, con un effetto diretto sulla perdita di 17 miliardi di euro in valore aggiunto per l’economia nazionale e un decremento di 300.000 occupati nel settore. Inoltre, l’ambiente subirebbe un danno da 33 milioni di euro per il mancato valore ambientale, oltre alla perdita di 2.300 GWh in risparmi energetici annui, equivalenti a 409 milioni di euro in bollette non risparmiate.
La strategia del governo nell’affrontare questi tagli solleva questioni urgenti sul come equilibrare la necessità di consolidamento fiscale con la preservazione del benessere economico e sociale del paese. Anche se comprendere la necessità di ristrutturare le politiche di spesa è imperativo in tempi di restrizioni budgetarie, il modo in cui questi cambiamenti verranno implementati potrebbe determinare scenari molto diversi per il futuro dell’Italia. La discussione su come proseguire richiede un’analisi approfondita e un dibattito aperto e inclusivo, per garantire che le scelte fatte oggi non compromettano le opportunità di domani.