Novembre 2024 può essere ricordato come il mese in cui l’inflazione ha messo le ali, raggiungendo il 1,4% su base annua, in crescita rispetto al più mite 0,9% di ottobre. Questa ascesa, rappresentata dall’Istituto Nazionale di Statistica, pone l’attenzione su un fenomeno che ha rimbalzato dai negozi ai tavoli delle famiglie italiane, mordendo con una maggiore incisività i loro budget mensili.
Il comparto alimentare, la cura della casa e della persona evidenziano l’aumento più marcato, con un incremento che passa dal 2,0% al 2,6% su base annua. La spesa per prodotti ad alta frequenza d’acquisto mostra anch’essa un dinamismo rilevante, accelerando dall’1,0% all’1,8%. Tale trend è indicativo di come particolari settori stiano vivendo una fase di inflazione più intensa, sottolineando tensioni specifiche, soprattutto nei beni di prima necessità.
Analizzando il settore energetico, assistiamo a mosse altalenanti: i beni energetici regolamentati hanno visto il loro prezzo salire vertiginosamente dal 3,9% al 7,5%, mentre la decrescita dei beni non regolamentati si è leggermente ammorbidita, passando da -10,2% a -6,6%. Questo fenomeno suggerisce una parziale stabilizzazione, seppur su livelli di prezzo elevati, influenzata da dinamiche di mercato complesse e da politiche regolatorie.
Le tensioni su prezzi si estendono con una netta accelerazione anche tra i beni alimentari lavorati e non lavorati, con incrementi rispettivamente dal 1,7% al 2,4% e dal 3,4% al 4,1%. Questo impatto non è trascurabile per i consumatori, che si trovano a dover gestire spese sempre più onerose per mantenere standard di consumo preesistenti.
Dal punto di vista delle associazioni per i consumatori, come il Codacons, l’allarme è evidente. Un’inflazione del 1,4% significherebbe un costo aggiuntivo considerevole per le famiglie italiane, stimato in circa 460 euro annui per un nucleo familiare medio, cifra che si innalza sensibilmente in presenza di bambini. L’associazione punta il dito contro la mancanza di interventi governativi atti a moderare l’inflazione e a contrastare le speculazioni, un tema che si ripercuote acutamente soprattutto con l’avvicinarsi delle festività, periodo in cui tradizionalmente si intensificano i consumi.
A livello più ampio, anche nell’Eurozona si registra una tendenza simile con l’inflazione che sale al 2,3% a novembre, segnalando un rinnovato vigore inflazionistico anche a livello transnazionale. Questi dati offrono uno spaccato di come dinamiche globali e locali si intreccino, delineando un panorama economico in cui le famiglie finiscono per essere le più esposte.
In conclusione, mentre il teatro economico internazionale continua a mostrare una serie di sfide complesse, la scena domestica si fa sempre più tesa per le famiglie italiane. L’imperativo per le autorità nazionali sarebbe quello di formulare strategie efficaci e tempestive per mitigare l’impatto dell’inflazione che, nel silenzio discreto delle cifre statistiche, erode quotidianamente il potere d’acquisto dei cittadini.