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Italia Portata in Giustizia dall’UE per Inadempienza nella Gestione delle Acque Reflue

In ECONOMIA
Marzo 13, 2024

In una mossa senza precedenti, la Commissione europea ha intrapreso azioni legali nei confronti dell’Italia, riferendo il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Il contenzioso nasce dalla constatazione che l’Italia non ha adempiuto in modo completo alle proprie responsabilità in materia di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane, come imposto dalle normative comunitarie.

La questione al centro del dibattito è la Direttiva UE sulle acque reflue urbane (91/271/CEE), la quale stabilisce standard rigorosi per la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane. Tali standard sono essenziali per prevenire e ridurre l’inquinamento idrico, contribuendo a garantire che i corpi idrici europei siano puliti e sicuri.

La direttiva precisa che gli agglomerati urbani di una certa dimensione devono essere equipaggiati con sistemi di raccolta delle acque reflue e impianti di trattamento adeguati, in grado di affrontare il carico di inquinanti presenti, salvaguardando così la salute pubblica e l’ambiente. Il trattamento deve essere adeguato al tipo di acque riceventi (ad esempio, fiumi, laghi o mari) e i risultati ottenuti devono essere monitorati e riferiti regolarmente.

Nonostante la direttiva sia stata adottata oltre tre decenni fa, con l’obbligo per tutti gli Stati membri di conformarsi entro tempi stabiliti, i progressi dell’Italia verso il pieno rispetto degli obblighi imposti sono stati giudicati insoddisfacenti dalla Commissione. L’inadempienza riguarda, nello specifico, il mancato trattamento o il trattamento insufficiente delle acque reflue in diverse aree urbane italiane.

Questa azione giuridica giunge al termine di un iter che ha visto impegnate le autorità italiane in un dialogo continuo con la Commissione. Informazioni e scambi tra le parti hanno portato alla luce ritardi e lacune nelle attività di adeguamento degli impianti e delle infrastrutture necessarie.

La Commissione europea ha ribadito, con il proprio deferimento, l’importanza che riveste la tutela della qualità dell’acqua e dell’ambiente in Europa, oltre che la necessità di assicurare la salute pubblica. Il deferimento all’Alta Corte comunitaria rappresenta un richiamo formale verso il rispetto degli obblighi e sottolinea la serietà con cui l’UE persegue il rispetto delle sue direttive ambientali.

Le possibili conseguenze di un giudizio avverso potrebbero essere significative per l’Italia, comprendendo sanzioni pecuniarie e l’obbligo di procedere rapidamente a un adeguamento alle normative. Al momento, non resta che attendere la risposta giudiziaria della Corte di giustizia e monitorare la reazione delle autorità italiane, nella speranza che si traduca in un impegno concreto volto a risolvere questa importante questione ambientale.