Questa giornata di mobilitazione ha visto i sindacati di base e quelli definiti ‘conflittuali’ protagonista di una serie di manifestazioni che hanno attraversato l’Italia, da Milano a Palermo. La loro azione si distingue nettamente da quella dei sindacati più tradizionali e maggiori, spesso percepiti come più inclini alla negoziazione che al conflitto aperto.
Il cuore pulsante di queste proteste si è manifestato in larga scala con cortei e presidi nelle piazze principali di 28 città italiane, attirando l’adesione di diverse migliaia di persone. Tra gli organizzatori si annoverano il Cub, Sgb, Adl, la Confederazione Cobas, Sial Cobas, Adl Varese, Usi e Si Cobas. Ogni sigla rappresenta una spezzatura dal modello sindacale confederale, proponendo un approccio decisamente più assertivo e frontale nella lotta per i diritti dei lavoratori.
La narrazione che emerge dalle piazze è chiara: ciò che si richiede sono miglioramenti tangibili quali salari adeguati alla crescente pressione del costo della vita, la riduzione della precarietà lavorativa, diritti fondamentali come la salute e l’istruzione, sicurezza nei luoghi di lavoro, e un chiaro rifiuto delle politiche legate all’economia di guerra. Queste richieste vengono amplificate dalle voci di diversificati gruppi sociali, inclusi studenti, pensionati e rappresentanti di associazioni internazionali e comunitarie come Udap, Api e Gp, che si fanno portavoce di una solidarietà estesa a questioni di più ampio respiro sociale e politico.
Il corteo di Milano è stato particolarmente significativo, partendo da piazza Fontana e dedicando un momento di commemorazione dell’eccidio del 12 dicembre 1969, un trauma che ancora risuona nella memoria collettiva della città e del paese. I manifestanti hanno deposto una corona di fiori in memoria di Pino e Licia Pinelli, simboli di una battaglia per la verità e la giustizia che continua a trovare eco nelle nuove generazioni e nelle lotte attuali.
Queste manifestazioni evidenziano una spaccatura significativa nel panorama sindacale italiano, con i sindacati di base che si pongono come avant-garde di un movimento che non si accontenta di un dialogo che troppo spesso si risolve in compromessi al ribasso. Essi si propongono di scuotere l’ordine esistente con una richiesta di rinnovamento decisivo che non può più essere ignorata.
In un’epoca in cui le sfide economiche si intensificano e le disuguaglianze crescono, il ruolo di tali sindacati potrebbe rivelarsi cruciale per ripensare il modello di relazioni industriali in Italia. La loro determinazione a porre al centro dello scenario politico e sociale temi di così pressante attualità dimostra una vitalità e una resilienza che interpella direttamente il cuore della democrazia economica. Questa giornata di protesta, quindi, non solo segnala un momento di confronto, ma anche l’inizio di un possibile nuovo capitolo nella storia del sindacalismo e delle lotte sociali in Italia.