La RAI, emblema storico della radiotelevisione italiana, si trova al centro di una tempesta giuridica e politica che mette in discussione il modo in cui vengono gestite le nomine all’interno del suo Consiglio di Amministrazione. Tre candidati, Nino Rizzo Nervo, Patrizio Rossano e Stefano Rolando, hanno sollevato alcune questioni legali appoggiandosi a figure di peso come gli avvocati Giovanni Pravisani e Giulio Vigevani e l’ex presidente della Rai, Roberto Zaccaria, affermato docente di Diritto Costituzionale.
Il dibattito ruota attorno alla presunta incongruenza del sistema di nomine con la giurisprudenza della Corte Costituzionale e le nuove direttive europee, in particolare l’European Media Freedom Act, che promuove indipendenza nella governance e trasparenza per i servizi pubblici radiotelevisivi. La richiesta di un’analisi costituzionale o di un esame da parte della Corte di Giustizia Europea mira a valutare se le attuali modalità di selezione rispettino tali criteri.
Il 30 maggio, il TAR ha unificato le richieste cautelari con il merito delle nomine, posponendo però la decisione a una data troppo tardiva, il 23 ottobre. Temendo che il parlamento potesse già aver proceduto nelle nomine, i ricorrenti hanno fatto appello al Consiglio di Stato, attendendo una pronuncia già nei primi giorni di luglio.
Roberto Zaccaria ha sottolineato la necessità di una sospensione delle nomine per consentire l’applicazione del processo selettivo previsto per legge, lamentando la mancata costituzione di una commissione di valutazione che analizzi gli oltre 50 curricula ricevuti, un precedente ignorato anche nelle parti precedenti del 2018 e 2021.
I ricorrenti auspicano una trilogia di esiti possibili. In primo luogo, il blocco temporaneo delle nomine per consentire una selezione equa e trasparente. Alternativamente, un’esplorazione delle implicazioni costituzionali delle nomine attraverso un rinvio alla Consulta, oppure, come ultima risorsa, un rinvio alla Corte di Giustizia europea per valutazioni preliminari.
Dal canto suo, la maggioranza non ha ancora incasellato le nomine in agenda e ciò ha creato uno spazio di incertezza. Tuttavia, Zaccaria ha messo in guardia: procedere senza attendere le indicazioni giuridiche potrebbe esporre l’Italia al rischio di infrazioni dell’UE, un percorso rischioso per il rispetto dei principi europei, che a lungo termine potrebbe avere conseguenze significative.
L’appello lanciato dai ricorrenti getta luce su una problematica più ampia, quella dell’autonomia dei servizi pubblici radiotelevisivi e sulla loro gestione libera da influenze politiche eccessive, in conformità con gli standard sia nazionali che internazionali. Un adeguamento a questi principi non solo salvaguarderebbe l’integrità della RAI come servizio pubblico, ma rafforzerebbe anche la fiducia dei cittadini nel rispetto delle leggi che governano le istituzioni italiane. Questo caso potrebbe quindi rappresentare un momento decisivo per la governance dei media in Italia, ponendo le basi per una riforma potenzialmente storica.