Manca poco al termine ultimo per la partecipazione al regime del concordato preventivo biennale, una misura fiscale introdotta per offrire un certo sollievo ai contribuenti, consentendo loro di liquidare le imposte basandosi su una proposta dell’Agenzia delle entrate. Questa soluzione, però, rappresenta molto più che un semplice accordo; si configura come un vero e proprio strumento di pianificazione fiscale che merita attenzione e comprensione.
Il dialogo tra imprese e amministrazione fiscale ha portato alla creazione di questa opportunità che si rivolge specificamente ai soggetti che applicano gli Indici sintetici di affidabilità economica (Isa) o che adottano il regime forfetario. Il concordato avrebbe dovuto chiudere i battenti il 31 ottobre, ma un recente decreto fiscale ha esteso il termine al 12 dicembre, offrendo una seconda possibilità per chi non ha ancora aderito.
Al momento della scadenza originaria, solo 522.000 dei più di 4,4 milioni di contribuenti interessati avevano sottoscritto il concordato, una cifra che ha generato un gettito di 1,3 miliardi di euro. Questo importo, sebbene significativo, non è stato ritenuto sufficiente per finanziare ulteriori riduzioni dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) a favore dei ceti medi, come avrebbe sperato il governo. Di conseguenza, mentre si offre un’ulteriore opportunità di adesione, l’esecutivo ha posticipato l’attuazione di eventuali alleggerimenti fiscali a un periodo futuro, nell’ottica di un consolidamento più sostanziale dei conti pubblici.
Dal punto di vista procedurale, per poter accedere a questo regime è essenziale essere in regola con tutti gli obblighi fiscali e contributivi. Per coloro che non avevano sottoscritto entro la scadenza originaria ma avevano presentato regolarmente la dichiarazione dei redditi, la normativa prevede la possibilità di compiere una mossa correttiva: presentare una dichiarazione integrativa entro il 12 dicembre, che accetti la proposta di concordato senza incorrere in sanzioni, purché questa non modifichi gli elementi sostanziali della dichiarazione iniziale. Se invece la dichiarazione integrativa comporta modifiche all’imponibile o all’imposta dovuta, le sanzioni applicabili saranno inevitabili.
L’analisi di questa situazione rivela la complessità del sistema fiscale italiano, spesso segnato da scadenze strette e da normative in rapida evoluzione, che richiedono da parte dei contribuenti un livello elevato di attenzione e precisione. Tuttavia, di fronte a queste sfide, il concordato preventivo biennale rappresenta non soltanto un’opportunità di conformità, ma anche un potenziale fattore di stabilizzazione finanziaria sia per i singoli che per il sistema fiscale nel suo complesso. In questo contesto, è fondamentale che i soggetti interessati si avvicinino a queste tematiche con la giusta informazione e il supporto di consulenti qualificati, per navigare con successo le acque talvolta turbolente della fiscalità nazionale.