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Verso un Nuovo Polo Bancario: Il Futuro di Monte dei Paschi tra Fusione e Italianità

In ECONOMIA
Novembre 14, 2024

In un panorama bancario nazionale in pieno fermento, emerge una mossa strategica del Ministero dell’Economia che mira non solo a preservare l’italianità della storica Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps), ma anche a posizionarla al centro di un audace progetto di rilancio e integrazione. Si profila concretamente l’ipotesi di creazione di un terzo grande polo del risparmio e del credito in Italia, grazie all’integrazione tra Mps, Banco Bpm e Anima.

Recentemente, il Tesoro ha deciso di cedere il 15% di Mps a un consorzio industriale che include il Banco Bpm con una quota del 9%, e altre significative partecipazioni da parte del gruppo Caltagirone e della Delfin della famiglia Del Vecchio, ciascuna con un 3.5%. Questa operazione ha suscitato un generale entusiasmo in Borsa, portando queste entità a superare i 20 miliardi di euro di capitalizzazione aggregata, evidenziando come il mercato preveda ulteriori guadagni in caso di effettiva fusione.

L’ambizione di unire Banco Bpm, una realtà già solida e in espansione sotto la guida di Giuseppe Castagna, e Mps, la quale sotto la direzione di Luigi Lovaglio ha intrapreso un significativo percorso di risanamento, determinerebbe un notevole potenziamento competitivo. Anima Holding, facente parte del partenariato, aggiunge una potenziale ulteriore sinergia, date le attuali collaborate con Mps nel settore dei servizi finanziari.

Gli analisti di mercato hanno iniziato a calcolare le possibili implicazioni di una fusione. La presenza consolidata di Anima potrebbe aumentare il valore complessivo dell’operazione, generando sinergie elevate. Jp Morgan ha paventato l’ipotesi di un acquisto di Mps da parte di Banco Bpm entro un anno, con un premio del 30%, sinergie di costo per 550 milioni di euro e un migliore andamento degli utile per azione nel 2026.

Ubs ha sottolineato che tale unione non solo rafforzerebbe la presenza commerciale del Banco, ma ne farebbe il secondo gruppo bancario italiano per numero di filiali e per quota di mercato, con potenziali significativi miglioramenti in termini di redditività e capacità competitiva.

Il rafforzamento di un polo bancario così determinato è reso possibile anche dalla exit strategy del Tesoro, che ora vede ridotte le sue partecipazioni e limitazioni meno stringenti dalla UE. Con l’11,7% tra le mani del ministero, il nuovo assetto azionario conferisce a Mps un nucleo di stabilità italiana decisiva per il suo futuro.

L’operazione riceve anche una luce politica positiva, come sottolineato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e dal segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, che evidenziano come l’azione sia voluta per ottenere solide basi italiane nel controllo della banca e per potenziarne le prospettive di lungo termine. E con Matteo Salvini che esalta questa manovra come esempio del buon governo che ha saputo proteggere e valorizzare un patrimonio italiano, la politica sembra trovare un raro momento di accordo sul tema.

In conclusione, quello che si delinea è uno scenario nel quale l’italianità di Mps viene salvaguardata e messa al servizio di un progetto più ampio che potrebbe garantire al settore bancario nazionale un decisivo salto di qualità, in termini di solidità e capacità di competere su scala internazionale. Resta da vedere come si evolveranno i dettagli operativi di questa intrigante partita a scacchi finanziaria.