Hikaru Morì, talentuosa architetta giapponese, si è laureata a Tokyo prima di trasferirsi a Milano, dove ha approfondito la sua specializzazione in architettura d’interni e ha fondato lo studio Zitomori, una firma nota per progetti che fondono tradizione e innovazione. Tra le sue opere principali spiccano le cantine per le aziende vinicole Feudi di San Gregorio, nei pressi di Avellino e Bisceglia a Potenza, esempi di come l’architettura possa esaltare le eccellenze enologiche.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare l’architetta Mori presso la cantina Feudi di San Gregorio, dove si stava svolgendo l’evento “Osteria dell’Architetto” promosso da Pro Viaggi Architettura e Casa bella Formazione con la regia di Roberto Bosi e Fiorenzo Valbonesi. Le serate conviviali sono state programmate nelle principali cantine vinicole italiane, offrendo una piattaforma per esplorare l’intersezione tra design, architettura e cultura del vino, protagonista assoluta della serata campana in Irpinia, Hikaru Mori.
Architetto ci parli di questo evento organizzato presso la cantina Feudi di San Gregorio, da lei progettata.
L’evento di questa sera organizzato da Casabella Educational rientra in un programma piu’ ampio iniziato con la mostra di progetti di architettura di cantine vinicole a Verona, poi divenuto una manifestazione itinerante che ha toccato varie città del territorio italiano. Gli stessi organizzatori hanno pensato di creare un connubio tra architettura ed operatori locali per creare una occasione per stare insieme per un evento conviviale. Questo è lo spirito degli incontri.
Quali sono gli elementi architettonici salienti della cantina dove ci troviamo?
Questa è stata una delle prime strutture realizzate come azienda vinicola aperta al pubblico. La prima in tutto il territorio nazionale. E’ stata creata per essere aperta al pubblico, per essere a contatto con la natura e con tutto il territorio. Ha delle dimensioni importanti. Pur mantenendo la sua identità di cantina vinicola.
Le sue opere vengono definite come architetture senza tempo è una giusta definizione, è apprezzata?
Mi piace tantissimo. Architettura senza tempo significa che non è un’architettura rappresentativa del mio modo di progettare. Ma una rappresentazione del connubio tra l’architettura, il territorio e la natura per creare un luogo aggregativo con questa filosofia. Restando all’interno di questo tema, che incalza totalmente questa ideologia, riusciamo a creare un’architettura senza tempo. Per me è un complimento imparagonabile.
Quali sono i suoi impegni in architettura in questo periodo?
E’ ritornato un progetto che mi sta a cuore, la ristrutturazione del padiglione del Giappone alla Biennale di Venezia che prevede il completamento a fine 2024, inizio 2025. Inoltre, il restauro del Palazzo dell’Informazione progettato dall’architetto Giovanni Muzio al centro di Milano. Gli ultimi due piani sono caratterizzati da una grande sala evento con un ampio terrazzo inoltre è presente un importante mosaico di Mario Sironi.
Grazie
di Giuseppe Di Giacomo