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Allarme Patuelli: l’Incubo di un Blocco del Canale di Suez

In ECONOMIA
Gennaio 13, 2024
Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli avverte sui possibili rischi economici globali legati a un'escalation del conflitto in Medio Oriente.

Da Firenze giunge un monito preoccupante per l’economia mondiale. In un periodo già caratterizzato da instabilità e incertezza, Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi), solleva la questione di una potenziale crisi che potrebbe accentuare le difficoltà attuali. Durante un recente intervento, Patuelli ha manifestato la propria inquietudine sulla possibilità che l’attuale conflitto in Medio Oriente possa subire un’escalation tale da paralizzare una delle arterie vitali del commercio globale: il Canale di Suez.

Il Mar Rosso e il Canale di Suez rappresentano rotte nevralgiche per la navigazione internazionale, consentendo il passaggio di una notevole percentuale del commercio marittimo tra Europa, Asia e Africa. Un eventuale blocco del canale non solo rallenterebbe significativamente i tempi di trasporto, ma costringerebbe le navi a intraprendere percorsi alternativi, come il lungo e pericoloso giro attorno al Capo di Buona Speranza all’estremità meridionale dell’Africa.

Una simile deviazione avrebbe impatti economici immediati e palpabili. Secondo le analisi presentate da Patuelli, sarebbero inevitabili “forti rischi di innalzamento di costi” che si riverbererebbero lungo tutta la catena di approvvigionamento globale. C’è poi la minaccia di una “ripresa di inflazione”, fenomeno già presente in molte economie a seguito degli stimoli fiscali e monetari distribuiti per contrastare gli effetti della pandemia di COVID-19.

Le conseguenze a catena sarebbero molteplici e diverse a seconda dei settori. Per l’industria energetica, ad esempio, un aumento del costo del trasporto potrebbe tradursi in prezzi più alti per il petrolio e il gas, pesando ulteriormente sui bilanci familiari e aziendali. Le compagnie marittime sarebbero costrette a fare i conti con costi operativi maggiori a causa del prolungarsi delle traversate e dell’aumento del consumo di carburante. Questo incremento di spese, unito alla riduzione della capacità di trasporto per il singolo viaggio, potrebbe portare ad un incremento dei prezzi delle merci trasportate, contribuendo così ad alimentare l’inflazione.

Non bisogna poi sottovalutare l’effetto psicologico che una crisi del genere potrebbe avere sui mercati finanziari globali. La percezione di instabilità e rischio potrebbe scatenare vendite paniche o far sì che gli investitori si rifugino in beni rifugio, modificando equilibri economici già messi a dura prova nelle recenti annate.

Al momento, gli sguardi si rivolgono alle diplomazie e ai leader mondiali, con la speranza che le tensioni possano essere gestite e contenute. Nel frattempo, gli operatori del settore bancario e finanziario, come Patuelli, invitano a una vigilanza accresciuta, pronti a intercettare e gestire le possibili ondate di un mare economico che appare, ora più che mai, in tempesta.

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Redazione