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ArcelorMittal si ritira: l’ex Ilva in bilico, Governo valuta nuova strategia

In ECONOMIA
Gennaio 08, 2024
Sciopero dei sindacati e incertezza tra i lavoratori: lo Stato punta al 66% di Acciaierie d'Italia per tutelare il futuro dell'acciaio nazionale.

Nell’ultima svolta che ha interessato la già travagliata vicenda di Acciaierie d’Italia, la multinazionale ArcelorMittal ha annunciato la sua volontà di non proseguire con ulteriori investimenti, né come attore principale né in qualità di socio di minoranza. Questa decisione scuote i fondamenti del futuro degli stabilimenti ex Ilva di Taranto, mettendo in allarme governo, sindacati e i diretti interessati – i lavoratori.

La trattativa, che si è tenuta a Palazzo Chigi e ha visto la partecipazione dei vertici di ArcelorMittal, l’ad di Invitalia Bernardo Mattarella e i ministri competenti, non ha portato ai risultati sperati. Infatti, dopo due ore di colloqui, il gigante dell’acciaio ha chiuso le porte a un necessario aumento di capitale da 320 milioni di euro. Tale somma avrebbe dovuto consentire al governo, tramite Invitalia, di acquisire una quota del 66% nell’azienda siderurgica – move volta a garantire la continuità produttiva e il salvataggio di migliaia di posti di lavoro.

A seguito di questa rottura, Palazzo Chigi ha dichiarato l’indisponibilità di ArcelorMittal ad assumersi impegni finanziari e di investimento, anche solo come socio di minoranza. Il Governo ha prontamente incaricato Invitalia di adottare le misure legali del caso e ha convocato i sindacati per discutere le prossime mosse, in una situazione che necessita di soluzioni rapide e concrete per non lasciare ulteriormente in sospeso il destino di circa un miliardo di euro necessari per l’acquisto degli impianti Ilva in amministrazione straordinaria e il futuro occupazionale dei lavoratori.

L’uscita di scena di ArcelorMittal ha suscitato reazioni accese da parte dei sindacati. Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ha espresso a Radio1 il proprio disappunto definendo l’atteggiamento della multinazionale “assolutamente inaccettabile” e contrario agli standard di responsabilità sociale. I sindacati del settore metalmeccanico chiedono ora un controllo pubblico, vista l’urgenza della situazione che riguarda gli stabilimenti e i lavoratori ormai in bilico.

Con la legge di Bilancio è stato previsto un ulteriore periodo di cassa integrazione salariale straordinaria fino al 31 dicembre 2024 per le imprese di rilievo strategico nazionale con piani di riorganizzazione aziendale, norma che si riferisce anche ai dipendenti di Acciaierie d’Italia. Tuttavia, la situazione precisa e le prospettive future resta incerta per i circa 20mila impiegati dell’azienda.

Questo nulla di fatto ha infiammato anche il dibattito politico. Andrea Orlando, esponente del Partito Democratico ed ex ministro del Lavoro, ha affermato che l’unica soluzione sia l’aumento della partecipazione statale in Acciaierie d’Italia. Al contrario, Dario Iaia, coordinatore di Fratelli d’Italia a Taranto e deputato, ha risposto criticamente alle opinioni della sinistra, attribuendo a loro la colpa per lo stato attuale delle cose.

In un clima di crescente tensione, è chiaro che il bisogno di una strategia efficace e di azioni concrete è impellente. Gli occhi sono adesso puntati sul governo e sull’incontro con i sindacati programmato per giovedì: da lì ci si attende un piano solido che possa se non altro definire i prossimi passi verso la salvaguardia dell’industria siderurgica italiana e dei suoi lavoratori.