“La crisi che sta attraversando l’automotive desta preoccupazione per il futuro dello stabilimento irpino di Stellantis e per le ricadute occupazionali sull’intera filiera produttiva dell’indotto. E’ necessario che tutti i livelli istituzionali si facciano carico del problema, coinvolgendo parti sociali e aziende”. Così Massimo Picone, coordinatore provinciale della Cisal di Avellino e commissario della federazione Metalmeccanici. “Purtroppo l’incertezza e l’instabilità – ha proseguito il rappresentante sindacale – sono ormai da molti anni l’orizzonte entro il quale l’intero comparto industriale è stato costretto a muoversi e non certo per colpa dei lavoratori. La necessità di una strategia politica per lo sviluppo del territorio, anche all’interno di un’area più vasta, a cui mai si è dato concretamente e sistematicamente seguito, deve comunque sempre più fare i conti con le dinamiche nazionali e internazionali dei gruppi industriali, l’evoluzione del mercato del settore e le decisioni assunte dagli esecutivi a Roma e a Bruxelles. La prospettiva dello stabilimento di Pratola Serra è quindi connessa al destino di altri insediamenti, a cominciare da quelli campani, ma anche alle scelte del management del gruppo, alla capacità di investimento, alla volontà di cogliere in maniera adeguata la sfida della transizione ecologica e dunque, in ultima analisi, all’intenzione di mantenere gli impegni assunti, nodo questo da sempre al centro delle difficoltà che periodicamente siamo costretti ad affrontare. I segnali che giungono dai vertici di Stellantis non possono che allarmare, insieme ai dati sulle vendite e sulla produzione, drasticamente in calo, per effetto certamente di una lunga fase congiunturale negativa, ma anche per le scelte produttive compiute, che non sempre riescono ad essere competitive. Per il momento, fortunatamente, nella ex Fca la situazione appare relativamente tranquilla, stando anche alle recenti rassicurazioni dell’amministrazione aziendale, a differenza di tutte le altre fabbriche del gruppo, ma è necessario avere lo sguardo lungo e non può essere ignorato l’andamento generale dell’azienda e del comparto. D’altra parte, le difficoltà sull’indotto sono da tempo più che evidenti e non sarà possibile evitare problemi più gravi soltanto con toppe momentanee”. “Occorre pertanto – ha concluso Picone – non solo massima attenzione sull’evoluzione del quadro complessivo, ma l’avvio di una discussione seria, in sede istituzionale, sulle prospettive dell’automotive in provincia di Avellino e uno sforzo della politica e delle parti sociali a rendere l’Irpinia protagonista del ragionamento”.
dalla redazione