
“Confermo di aver utilizzato quel sistema di pagamento, l’avrei fatto anche a giugno per l’iscrizione, perché è corretto. Se mi avessero detto che non andava bene, avrei pagato di tasca mia, come ho fatto in tanti anni di calcio tra Cagliari, Leeds e Brescia, vendendo anche le mie case”. Massimo Cellino, dopo le parole sintetiche rilasciate nel pomeriggio di ieri, quando è divenuta nota a tutti la possibile penalizzazione in cui può incorrere il suo Brescia. “Siamo stati truffati, e ho già presentato una denuncia penale. Quella società di via Monte Napoleone a Milano che ci ha venduto i crediti d’imposta è sparita, non rispondono più al telefono. Eppure hanno ceduto crediti d’imposta per più di 100 milioni a molte aziende. La Covisoc mi ha detto che non siamo i soli nel calcio. Ma non ho sentito di altre indagini. Il titolare è un certo Alfieri. Abbiamo chiesto 2,4 milioni in crediti d’imposta e loro hanno trattenuto circa il 15%. C’era chi ci offriva il 25%, quindi uno sconto maggiore, ma il nostro fiscalista era tranquillo, aveva garanzie dalla Banca d’Italia: ora è disperato”. Ha un nome e cognome l’affondo deciso di Massimo Cellino, ferocemente contestato dai tifosi, anche nella notte, con eloquenti scritte sulla porta della sede del club in via Solferino. Si riferisce alla Alfieri Group spv, appunto con sede in via Monte Napoleone a Milano. A loro sarebbe stato indirizzato dal commercialista di fiducia della società per il versamento dei contributi attraverso la compravendita di crediti di imposta – che si sono però rivelati inesistenti, motivo per cui il club rischia dai 2 ai 4 punti di penalizzazione – per una cifra attorno al milione e 400mila euro. Infine, il retroscena sulla cessione della società, imminente ma ora inevitabilmente in standby: “Ora non mi va di finire così la mia esperienza al Brescia. Sabato avevo anche definito la cessione del club a una persona perbene, italiana. Ora chissà, siamo nei guai: ma noi daremo battaglia” conclude Cellino.
dalla redazione
