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Confesercenti Contro l’Obbligo Legale delle Doggy Bags

In ECONOMIA
Gennaio 09, 2024
L'associazione dei ristoratori sottolinea l’esistenza della pratica e propone un approccio incentrato sull'educazione all'antispreco anziché su normative punitive.

La proposta di legge che vorrebbe imporre ai ristoratori l’obbligo delle doggy bags, le tasche dove inserire i cibi avanzati per portarli a casa, è stata oggetto di critica da parte di Confesercenti, in particolare da Giancarlo Banchieri, presidente dell’associazione dei pubblici esercizi Fiepet. Benché la finalità di ridurre gli sprechi alimentari sia condivisa e supportata, l’approccio in termini legalistici proposto non sembra incontrare il favore dell’associazione.

Il fenomeno della doggy bag è già una realtà diffusa in molti ristoranti italiani, dove viene generalmente data la possibilità ai clienti di portare a casa gli eventuali avanzi del pasto. Contrariamente alla proposta di legge, i rappresentanti di Confesercenti evidenziano che la scarsa richiesta delle doggy bags non sarà incentivata con la minaccia di multe per i ristoratori che non sono dotati di contenitori adatti.

Secondo Banchieri, l’obbligo di dotarsi di vaschette, – e la penalizzazione in caso di mancanza – non aiuterebbe a risolvere il problema dello spreco di cibo, ma potrebbe anzi aumentare la burocrazia per i ristoratori senza portare a un reale cambiamento nei comportamenti dei consumatori.

L’associazione si impegna piuttosto a promuovere una cultura antispreco avviando una campagna di sensibilizzazione che suggerisca ai clienti di chiedere attivamente la doggy bag quando non riescono a terminare il loro pasto. Questa iniziativa vedrebbe l’esposizione di cartelli nei ristoranti che invitano i consumatori ad adottare questa pratica, mettendo in luce la condivisione di responsabilità una volta che l’alimento lascia il locale.

Il punto messo in rilievo è la corretta conservazione degli alimenti una volta usciti dal ristorante, responsabilità che dovrebbe essere del cliente. Un approccio collaborativo e educativo sembra essere la via preferita da Confesercenti, che si distacca nettamente dall’idea di una soluzione imposta per legge, favorendo invece la consapevolezza e l’iniziativa personale come strumento per una riduzione concreta degli sprechi alimentari.

In sostanza, sembra emergere un appello all’autoregolamentazione da parte del settore della ristorazione, che desidera stimolare un cambio culturale piuttosto che sottostare a un ulteriore strato di regolamentazione, sottolineando la necessità di un cambio di mentalità che deve partire dall’impegno di tutti gli attori coinvolti: ristoratori, clienti e istituzioni.