
L’inizio del 2025 non si mostra promettente per il settore manifatturiero cinese. A gennaio, l’indice della produzione industriale (Pmi) ha evidenziato una contrazione, segnando un inquietante 49,1; un calo rispetto al 50,1 di dicembre. Questo dato non solo sorprende gli analisti, che avevano previsto una stabilità, ma segna anche la ripresa di una fase di contrazione non vista da mesi. Da settembre, infatti, i numeri erano stati incoraggianti, ma il nuovo anno ha portato con sé vecchie sfide e nuovi ostacoli.
Il Capodanno lunare, celebrato quest’anno dal 28 gennaio al 4 febbraio, ha avuto un impatto non trascurabile, come sottolineato da Zhao Qinghe, funzionario presso l’Ufficio nazionale di statistica. La festività, fervidamente attesa, ha visto il ritorno dei lavoratori migranti alle loro famiglie, causando un rallentamento temporaneo in molteplici settori. Tuttavia, non può essere ascritto solo a questa pausa festiva il merito della contrazione osservata.
Le più ampie dinamiche economiche globali, tra cui le continue turbolenze generate dalle politiche protezionistiche di Donald Trump e la persistente incertezza nei mercati internazionali, stanno chiaramente esercitando pressione sull’economia cinese. Le tensioni commerciali tra Pechino e Washington, ad esempio, continuano a costituire un ostacolo significativo, minando la stabilità del mercato manifatturiero che è estremamente sensibile a tali squilibri.
L’incertezza non tormenta solo il manifatturiero. Anche il settore dei servizi è scivolato a gennaio, con un indice Pmi non manifatturiero che è diminuito a 50,2 dal 52,2 del mese precedente, suggerendo un’acuirsi della cautela tra i consumatori e le imprese.
Nel tentativo di contrattaccare queste tendenze negative e rinvigorire l’economia, il governo cinese ha adottato una serie di misure stimolanti. Da citare il taglio dei tassi di interesse, l’eliminazione delle restrizioni sui grandi acquisti immobiliari e l’alleggerimento del carico debitorio sui governi locali. Queste iniziative intendono stimolare sia il mercato immobiliare, che da tempo langue sotto il peso di un indebitamento eccessivo e una richiesta vacillante, sia il consumo interno.
Ciononostante, economisti e analisti sottolineano la necessità di un approccio più olistico e articolato, che possa integrare politiche monetarie, finanziarie e fiscali in un pacchetto coerente. L’obiettivo, dichiarato dalle autorità, rimane quello di rafforzare il consumo interno al fine di equilibrare l’economia nazionale al fianco dell’export, secondo lo schema del “doppio circuito” promosso dalla leadership cinese.
La sfida principale per Pechino rimane quella di bilanciare stimoli economici a breve termine con riforme strutturali a lungo termine, in un contesto globale sempre più imprevedibile. Soltanto un mix equilibrato e dinamico di politiche potrà effettivamente garantire una ripresa robusta e sostenibile. Nel frattempo, il 2025 si annuncia come un anno di prova cruciale per il gigante asiatico, dove ogni passo sarà decisivo nella lunga maratona verso la stabilità e la crescita.