
L’analisi del panorama retributivo italiano per l’anno 2024 rivela una crescita degli stipendi pari al 3,5%. Tale incremento, pur rilevante, si posiziona al di sotto delle aspettative preannunciate che indicavano un possibile aumento del 3,8%. Sebbene questo rialzo salariale superi l’1,1% di inflazione annua, portando a un vantaggio reale dell’2,4%, emerge una certa inquietudine tra gli osservatori e i lavoratori riguardo al potere di acquisto reale.
Questi dati emergono dalla recente ricerca condotta da Wtw, noto ente di consulenza che si concentra sul benessere e sulla crescita delle risorse umane. Edoardo Cesarini, amministratore delegato della società, ha espresso una certa preoccupazione: pur riconoscendo una tendenza al rialzo negli ultimi due anni, ha evidenziato come l’inflazione continui a erodere significativamente il potere di acquisto.
Il dettaglio della ricerca offre uno spaccato più chiaro sulle dinamiche retributive. È stato rintracciato un aumento medio della componente fissa delle retribuzioni superiore al 4% per tutte le categorie contrattuali, un dato tuttavia inferiore rispetto al +5,4% del 2023. Sono stati gli impiegati a beneficiare maggiormente, con un aumento del 4,8%, e l’Actual total annual compensation, ovvero la retribuzione annuale total effettiva che include elementi variabili come bonus, è cresciuto del 5,1% negli ultimi 12 mesi.
Le categorie professionali più alte evidenziano incrementi sostanziali nel lungo termine: dal 2021 al 2024, le retribuzioni medie per i dirigenti hanno visto un rialzo del 16%, i quadri del 12%, mentre gli impiegati hanno avuto un aumento dell’8% e i neolaureati meno del 5%. La situazione retributiva per i giovani entrati da poco nel mondo del lavoro rimane preoccupante, posizionando l’Italia tra i contesti meno remunerativi in Europa, con discrepanze che arrivano fino al 70-80% rispetto a Paesi come la Germania.
Il confronto internazionale illustrato nello studio offre una visione della diversa dinamica salariale in Europa. Il Belgio, per esempio, ha visto una crescita salariale identica alla propria inflazione, registrando di fatto uno stallo nella crescita reale delle retribuzioni. Al contrario, i Paesi Bassi hanno mostrato una più marcata espansione retributiva reale del 3,3%, la più alta registrata in Europa nel 2024. Le previsioni per il 2025 indicano che la Germania e l’Austria vedranno le maggiori crescite reali, rispettivamente del 2,9% e del 2,8%, mentre Spagna e Regno Unito si attesteranno sui livelli più bassi.
La disamina del scenario italiano getta quindi luce su una realtà complessa, in cui gli aumenti nominali degli stipendi non trovano piena corrispondenza in una equivalente crescita del potere di acquisto, soprattutto quando paragonati al contesto europeo. Questa situazione solleva questioni rilevanti su come le politiche economiche e del lavoro dovrebbero essere modulate per sostenere efficacemente i lavoratori, garantendo loro non solo una retribuzione equa, ma un miglioramento concreto della qualità della vita.