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Crisi o Rivoluzione? L’impatto delle norme ESG sulle imprese italiane

In ECONOMIA
Novembre 26, 2024

Con l’avvicinarsi del nuovo anno, si intensifica la pressione sulle imprese italiane, in particolare quelle di produzione, che si trovano di fronte alla stringente necessità di allinearsi agli standard ESG (Environmental, Social and Governance). La normativa, che già coinvolge le grandi aziende con più di 500 dipendenti, estenderà il suo raggio d’azione anche alle piccole e medie imprese quotate in borsa, richiedendo loro di adottare pratiche sostenibili e trasparenti attraverso il Corporate Sustainability Report.

La riforma normativa non è solo una formalità burocratica, ma rappresenta un cambio di paradigma nel modo in cui le aziende operano e si presentano agli occhi degli investitori e dei consumatori. Il mancato adeguamento alle disposizioni ESG non comporterà semplicemente avvertimenti, ma sanzioni economiche significative, limitazioni nell’accesso al credito, esclusione da gare pubbliche e possibilità di ottenere incentivi statali. Sia la Banca d’Italia che la Consob hanno manifestato fermezza nel garantire l’applicazione delle norme.

Attualmente, il quadro è piuttosto variegato: il 20% delle aziende, soprattutto quelle di maggiori dimensioni e società quotate, hanno già integrato nei loro processi i criteri ESG. Un ulteriore 50% ha intrapreso iniziative di adeguamento. Tuttavia, è il rimanente 30%, circa 8.000 aziende, principalmente del settore produttivo, a destare preoccupazione. Queste rappresentano la frazione che ancora non ha adottato misure concrete per conformarsi alle nuove direttrici e, a meno di un rapido intervento, rischiano di subire conseguenze severe, potendo essere escluse dal mercato.

Questa situazione incide direttamente anche sulle piccole e medie imprese (PMI), in particolare quelle familiari nel settore logistico, che spesso non dispongono delle risorse finanziarie o delle competenze necessarie per un’effettiva transizione verso prassi sostenibili. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, il rispetto per l’ambiente e la società non dovrebbe essere percepito come un costo aggiuntivo, ma piuttosto come un investimento nel futuro e un vantaggio competitivo.

A supporto di questa transizione, il Freight Leaders Council (FLC) ha pubblicato il “Quaderno 32”, un documento che funge da guida pratica all’adozione degli standard ESG, in particolar modo per gli operatori logistici italiani. Il manuale non solo illustra le procedure da implementare per rispettare i criteri ESG, ma suggerisce anche di sfruttare tali normative a vantaggio dell’azienda stessa.

Le 10 raccomandazioni fornite nel quaderno includono l’investimento in nuovi modelli di business e in tecnologie innovative, la formazione continua delle competenze in tema di sostenibilità, la promozione della collaborazione tra partner e stakeholders, e l’importanza di condividere best practice per costruire ecosistemi virtuosi e collaborativi. Il presidente del FLC, Massimo Marciani, enfatizza la necessità di un cambio di mentalità, dove il valore aggiunto viene dato dalla capacità di integrare le strategie di sostenibilità all’interno dei processi aziendali.

In conclusione, mentre lo spettro delle sanzioni per le aziende non conformi si fa più minaccioso, emerge chiaramente che l’adozione degli standard ESG non è soltanto una sfida, ma anche un’opportunità significativa. Le imprese che sapranno interpretare queste normative come strumenti di miglioramento e differenziazione nel mercato potranno non solo evitare rischi legali e finanziari, ma anche posizionarsi come leader nell’era della sostenibilità globale.