Il disegno di legge riguardante la ristrutturazione della rete di distribuzione dei carburanti in Italia ha suscitato non poche controversie. Fegica-Cisl, il sindacato che rappresenta numerosi lavoratori nel settore dei benzinai, ha espresso una critica mordente riguardo alle ultime proposte legislative, etichettandole come insufficienti e parziali. Secondo il sindacato, la riforma mancherebbe di coraggio nell’affrontare con equità la transizione verso strutture più sostenibili.
La legge, destinata a regolare l’apertura dei nuovi impianti, sarebbe carente per quanto riguarda l’aggiornamento degli impianti esistenti. Invece di estendere le nuove norme più severe a tutto il tessuto esistente, il disegno di legge si limita a imporle solo alle nuove costruzioni. Questo lascia circa 7-8mila strutture fuori da ogni significativo percorso di aggiornamento o adeguamento, lasciando un’industria critica per la mobilità del paese in una dualità normativa preoccupante.
Particolarmente critico appare il punto riguardante l’introduzione di infrastrutture per la mobilità elettrica. La proposta attuale prevede l’installazione di colonnine elettriche solo nei nuovi impianti, ignorando completamente la necessità di un’aggiornata infrastruttura anche nei siti più datati. Questa scelta rischia non solo di frenare la transizione ecologica necessaria per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Unione Europea, ma anche di creare una netta discrepanza tra vecchio e nuovo nel paesaggio delle stazioni di servizio italiane.
Il sindacato ha inoltre evidenziato come questa legislazione potrebbe risultare un vantaggio indebito per le grandi compagnie petrolifere, che vedrebbero facilitata l’apertura di nuovi impianti a discapito di una più equa e necessaria modernizzazione complessiva. In questo contesto, Fegica-Cisl ha chiesto al governo ulteriori dettagli e chiarimenti su eventuali rivedute del disegno di legge, dopo che la sua approvazione è stata posticipata.
Accogliendo le preoccupazioni del sindacato, emerge l’importanza di un approccio più inclusivo e sistemico. La riforma della rete di distribuzione dei carburanti non può trascurare gli impianti esistenti, soprattutto in un momento storico in cui l’agire in favore della sostenibilità è imperativo non solo ambientale ma anche economico. La maggiore efficienza e minor emissione di inquinanti sono vantaggi che devono pervadere l’intero settore, senza lasciare indietro nessuna parte.
In conclusione, mentre il disegno di legge ha sicuramente il merito di introdurre delle novità, la sua portata limitata solleva questioni di equità e efficienza. Serve un’opera di riconsiderazione che includa tutti gli attori del settore, e un dialogo più aperto con i rappresentanti dei lavoratori. Solo così sarà possibile garantire che la transizione verso una mobilità più sostenibile in Italia sia davvero inclusiva e benefica per tutti i cittadini.