
La tanto attesa direttiva europea sulla due diligence aziendale ha incontrato un ostacolo inaspettato durante la recente sessione di approvazione in seno al Consiglio dell’Unione europea. Il testo, volto a regolamentare la responsabilità delle imprese in materia di rispetto dei diritti dei lavoratori, tutela dell’ambiente e protezione dei diritti umani, anche in riferimento ai propri fornitori, non ha superato la votazione a causa dell’assenza di una maggioranza qualificata.
Il delicato processo decisionale è stato comunicato dalla presidenza belga del Consiglio Ue, che ha messo in luce la mancata approvazione del testo di compromesso finale da parte degli ambasciatori dei 27 Stati membri, riuniti nel Comitato dei Rappresentanti Permanenti (Coreper). La procedura richiedeva infatti il sostegno di una maggioranza significativa che non si è concretizzata durante il voto.
Al centro del dibattito c’è la posizione dell’Italia, il cui governo ha optato per l’astensione, una mossa tale da incidere notevolmente sulle dinamiche votative. Nonostante le fonti diplomatiche abbiano offerto scarse spiegazioni sulle ragioni di tale scelta, è evidente che l’astensione italiana abbia contribuito all’impasse attuale.
Questa direttiva assume una posizione centrale all’interno di una più ampia discussione sul ruolo sociale delle aziende, poiché mira a normare e rendere più stringente il controllo sui processi produttivi e le catene di fornitura. L’intento legislativo è quello di assicurare che le aziende si assumano responsabilità per violazioni dei diritti umani, sfruttamento lavorativo e danni ambientali che possano verificarsi lungo l’intera catena del valore.
Lo scoglio incontrato potrebbe implicare una fase di rinegoziazione del testo, con la ricerca di un compromesso soddisfacente per la maggioranza degli Stati membri. La situazione sarà riconsiderata nelle future sessioni del Consiglio, con la speranza di raggiungere una posizione condivisa che possa portare alla definitiva approvazione della normativa.
Per le aziende europee, l’adozione di questa direttiva significherebbe affrontare un incremento negli obblighi di trasparenza e di controllo, un fattore che alcune realtà economiche temono possa gravare sui costi operativi. Tuttavia, i sostenitori della direttiva sottolineano che l’introduzione di una rigida due diligence aziendale rappresenterebbe un progresso significativo verso la sostenibilità e la responsabilità sociale, aspetti sempre più rilevanti agli occhi dei consumatori e degli investitori.
Mentre la questione è ancora in sospeso e l’approvazione della direttiva incerta, il dibattito sul tema si fa sempre più vivo, delineando un futuro in cui responsabilità sociale e sostenibilità potrebbero trasformarsi da meri obiettivi di marketing a veri e propri imperativi legali per le imprese operanti all’interno dell’Unione Europea.