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Escalation nei prezzi di burro, caffè e cioccolato: un’analisi della crisi delle materie prime

In ECONOMIA
Gennaio 04, 2025

L’incremata amarezza di un espresso o il dolce sciogliersi di un quadratino di cioccolato costano oggi più che mai. Uno studio recente, condotto da Assoutenti insieme al Centro di formazione e ricerca sui consumi, svela che dal 2021 a questa parte i rincari di alcuni prodotti chiave della dieta italiana sono stati tanto sostanziosi quanto preoccupanti.

La ricerca mette in luce come il burro, privilegiato ingrediente di molte ricette, abbia subìto il maggiore incremento di prezzo durante gli ultimi tre anni, raggiungendo un aumento del 48,8%. Alla fine del 2024, il costo medio del burro si attestava a 13,35 euro per chilogrammo. Questa impennata si deve principalmente alla contrazione dell’offerta globale di latte, influenzata sia da pascoli meno produttivi che da condizioni climatiche avverse, con una crescente domanda che non ha fatto altro che spingere i prezzi verso l’alto.

Passando al caffè, la bevanda per eccellenza che scandisce pause e incontri, il suo costo ha visto un robusto aumento del 42,8% rispetto al 2021, portando il prezzo medio per chilogrammo a 12,66 euro. Le avverse condizioni meteorologiche in paesi chiave come Brasile e Colombia hanno drammaticamente ridotto le coltivazioni, insieme a periodi alternati di siccità e piogge eccezionali che hanno devastato le piantagioni di Arabica e Robusta. Queste perturbazioni nel ciclo produttivo si sono riflesse in un sensibile aumento dei prezzi sia a livello internazionale che al dettaglio.

Proprio in questo contesto inflazionistico, il piacere di una cioccolata appare come un lusso per molti. Il cacao, materiale primo del cioccolato, è stato un altro bersaglio della crisi climatica e delle malattie delle piante in paesi produttori come Ghana e Costa d’Avorio. Ne consegue che la classica tavoletta di cioccolato ha visto il suo prezzo scattare da 1,26 euro nel 2021 a 1,60 euro a dicembre 2024, registrando un aumento del quasi 27%.

A tutto questo si aggiungono le dinamiche locali, con una variazione di prezzo significativa tra diverse città italiane. Per esempio, il costo dell’espresso al bar, segna differenze apprezzabili tra nord e sud Italia. La città di Bolzano ha il prezzo più elevato, a 1,38 euro per un caffè, mentre Catanzaro si posiziona come la più conveniente, con la media di un euro per lo stesso servizio.

Questa escalation nei prezzi non solo incide sull’umore dei consumatori, ma ha anche implicazioni più ampie sulla capacità di acquisto e sullo stile di vita degli italiani. Le fluttuazioni economiche, l’inflazione derivata da condizioni climatiche estreme e la speculazione sulle materie prime, stanno certamente disegnando un nuovo scenario per il consumatore italiano, che si trova a fronteggiare una spesa crescente per mantenere tradizioni e abitudini quotidiane.

Osservando il quadro complessivo, appare evidente che il panorama del consumo di alimenti di base in Italia sta attraversando una fase di significativa trasformazione, alimentata da una complessa tessitura di fattori globali e locali che merita ulteriori approfondimenti e strategie adattative da parte dei consumatori e delle politiche nazionali.