Recentemente, il golfo di Trieste è stato testimone di un fenomeno intrigante e preoccupante al tempo stesso: un marcato aumento degli avvistamenti di pesci balestra, una specie tipicamente più legata a climi temperati e tropicali. L’Area Marina Protetta di Miramare ha segnalato che questa tendenza rappresenta uno dei tanti segnali di un mare in trasformazione, non solo dal punto di vista climatico ma anche biologico.
Il caso più recente, documentato da Saul Ciriaco, esperto dell’Ogs (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale), ha immortalato un esemplare sotto la boa Mambo, situata nei pressi della zona buffer dell’Area Marina Protetta. Curiosamente, la specie avvistata, benché presente nel Mediterraneo e nell’Atlantico, è stata osservata in Adriatico fin dai primi del XIX secolo.
Tuttavia, se fino a pochi decenni fa gli avvistamenti si limitavano a uno o due casi all’anno, i dati recenti parlano di una storia diversa. Quest’estate, le registrazioni effettuate e le segnalazioni pervenute a Miramare hanno superato la ventina, un salto numerico non solo rilevante ma significativo.
Dal punto di vista ecologico, l’incremento di specie come il pesce balestra, il pesce serra e il barracuda, una volta considerate rare nel golfo, pone interrogativi fondamentali sull’adattamento delle specie marine e sulla resilienza degli ecosistemi locali. Queste creature, adattandosi a temperature acquatiche gradualmente più elevate, sono divenute residenti stabili del golfo, integrandosi con la fauna locale e modificando gli equilibri preesistenti.
Questa trasformazione biologica è probabilmente riflesso di variazioni climatiche più ampie, che influenzano le correnti marine e le temperature dell’acqua, creando un ambiente favorevole per specie precedentemente considerate aliene a queste latitudini.
L’incremento di tali specie può avere implicazioni economiche rilevanti, in particolare per la pesca e il turismo. Una biodiversità marina alterata può infatti influenzare la disponibilità di specie locali tradizionalmente importanti per l’economia peschiera, alterando le abitudini di pesca e le dinamiche del mercato. Allo stesso tempo, la presenza di specie esotiche può attrarre turisti e appassionati di snorkeling e diving, desiderosi di osservare da vicino questi nuovi arrivati.
In conclusione, mentre la presenza crescente di pesci balestra nel golfo di Trieste può essere vista come una spia di cambiamenti ecologici più vasti, essa solleva anche questioni importanti su come gestire la sostenibilità delle nostre risorse marine in un periodo di rapidi cambiamenti ambientali. Monitorare questi sviluppi diventa essenziale per comprendere pienamente l’impatto sulla biodiversità locale e per formulare strategie di conservazione efficaci in un mare che non smette di sorprenderci con la sua resilienza e complessità.
