
Negli ultimi dieci anni, la popolazione italiana ha registrato un allarmante calo di giovani adulti tra i 20 e i 34 anni, con una flessione di 874mila persone. Questa diminuzione, pari all’8,7% del totale, ha posto seri interrogativi sulla sostenibilità del ricambio generazionale, soprattutto nel panorama delle imprese autonome e imprenditoriali. La situazione è stata oggetto di un dettagliato rapporto presentato dai Giovani Imprenditori di Confartigianato a Roma.
Il fenomeno non si limita al solo contesto italiano; tuttavia, il paese si distingue negativamente rispetto alla media europea per la percentuale di giovani lavoratori indipendenti, che ammonta solamente al 15% contro il 16,2% del contesto europeo. Attualmente, gli imprenditori e lavoratori autonomi over 60 sono 897mila, superando i 719mila under 35. Una disproporzione preoccupante che riflette una generale inerzia demografica.
Nonostante questi dati allarmanti, gli ultimi anni hanno visto anche segnali di vitalità, come evidenzia l’incremento di 8,8% degli under 35 nel mercato del lavoro tra il 2021 e il 2023. In particolare, il segmento dei laureati e delle giovani donne ha mostrato una crescita ancora più marcata, rispettivamente del 12,5% e del 9,9%. Questi incrementi suggestivi rappresentano un barlume di speranza, indicando che le opportunità esistono, e quando colte, possono portare a risultati concreti.
La carenza di manodopera rimane tuttavia una problematica importante, con un 48,2% di posizioni lavorative non coperte a maggio, evidenziando un aumento di 2,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Il documento di Confartigianato attribuisce parte del problema all’alta percentuale di inattività tra i giovani, con 1.477.000 under 35 che non partecipano attivamente al mercato del lavoro, il valore più alto registrato in Europa.
Il tasso di occupazione giovanile in Italia si attesta al 45%, tra i più bassi del continente, comparabile solo con numeri simili in Grecia (45,1%) e Romania (46,5%). In netto contrasto, Paesi come Austria, Malta e Olanda vantano tassi notevolmente più elevati, rispettivamente del 70,6%, 76,8% e 82,1%, evidenziando una gestione diversa e forse più efficace delle risorse giovanili.
Nonostante le sfide, il 2023 ha registrato la creazione di 50.000 nuove imprese guidate da giovani, rappresentando il 34,9% del totale delle nuove aziende. Questo è un dato significativo che conferma il potenziale imprenditoriale dei giovani italiani, pronti a scommettere sul loro futuro nonostante le adversità economiche e demografiche.
Il percorso che attende l’Italia in termini di integrazione giovanile nel mercato del lavoro è senza dubbio arduo. Richiederà politiche mirate, sia a livello nazionale che europeo, per incentivarne non solo l’ingresso ma anche la permanenza e la crescita professionale. La speranza è che, attraverso interventi adeguati e un sostegno concreto alle nuove generazioni, l’Italia possa superare questa impasse demografica e rilanciare con vigore il proprio tessuto economico, garantendo un futuro più stabile e promettente ai suoi giovani cittadini.