La Sardegna si è distinta recentemente per una forte mobilitazione popolare che ha raggiunto un risultato significativo: la raccolta di oltre trentamila firme, sommando quelle fisiche a quelle digitali, tutte orientate verso l’indizione di un referendum abrogativo. L’obiettivo? Abolire la legge Calderoli relativa all’autonomia differenziata. Questa legislazione, spesso associata a una visione federalista promossa dall’attuale compagine governativa e dal partito della Lega, preoccupa non poco i sardi.
Fausto Durante, segretario della CGIL in Sardegna, non ha esitato a definire il numero di firme raccolte un “segnale netto”. Ciò testimonia non solo il dissenso isolano nei confronti di una legge percepita come potenzialmente divisiva, ma anche una consapevolezza crescente dei rischi che questa potrebbe comportare per la coesione nazionale, soprattutto per le regioni meno abbienti.
La legge in questione è vista dai critici come un catalizzatore per una possibile secessione economica delle regioni più prospere dell’Italia, lasciando quelle meno sviluppate in uno stato di perenne inferiorità. Tale scenario solleva questioni delicate su equità e distribuzione delle risorse, fondamentali per il mantenimento dell’integrità e dell’unità del paese.
La raccolta delle firme non è stata una semplice operazione logistica, ma un vero e proprio manifesto politico e sociale. I moduli, accuratamente compilati, sono stati caricati su una nave a Olbia, diretta a Civitavecchia, per poi essere trasferiti a Roma, la capitale da cui si attenderanno le decisioni future.
Il coinvolgimento della CGIL ha avuto un ruolo imprescindibile in questo processo. Il sindacato, storico difensore dei diritti dei lavoratori, ha espanso il suo impegno verso una questione di interesse più ampio, rivolgendosi a una base più vasta di cittadini e associandosi a forze politiche e civili che condividono la stessa visione di un’Italia indivisibile e unita.
Il segretario Durante ha sottolineato l’importanza della partecipazione popolare e l’impegno a continuare a sostenere il referendum. Le “ragioni di chi vuole l’Italia una e indivisibile” diventano così un punto di riferimento per ogni azione futura, radicando l’impegno del sindacato e delle associazioni alleate in un dialogo continuo con le comunità locali, per fare chiarezza sui pericoli della frammentazione.
Questo scenario riporta alla luce questioni fondamentali sulla natura del federalismo e sulla sua applicazione pratica in un contesto nazionale complesso come quello italiano. Mentre l’autonomia differenziata può teoricamente promuovere un’efficienza amministrativa locale maggiorata, il rischio di creare disparità e di compromettere la solidarietà interregionale è un tema che merita riflessione approfondita e un’informata discussione pubblica.
Tutto sommato, l’iniziativa sarda rappresenta un esempio evidente di come il dibattito sull’autonomia e sulle politiche regionali possa ancora scatenare passioni e mobilitare ampi settori della popolazione. La questione, lungi dall’essere puramente legislativa o amministrativa, tocca corde profonde legate all’identità, alla giustizia sociale e al futuro stesso della nazione.