In una mossa strategica volta a rafforzare le finanze pubbliche, il governo italiano sta esplorando la possibilità di vendere una percentuale del proprio interesse nella colosso energetico Eni. Fonti vicine al dossier, citate da Bloomberg, rivelano che il potenziale disinvestimento potrebbe arrivare fino al 4% del capitale di Eni, al completamento del piano di buy back attualmente in corso, con scadenza fissata per aprile.
La cessione di questa quota rappresenterebbe un tassello chiave nella strategia di riduzione del debito nazionale, con un’entrata attesa di circa 2 miliardi di euro. Questa operazione si inserisce nel contesto più ampio degli obiettivi pluriennali fissati dalla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef), che includono privatizzazioni per circa l’1% del Pil.
Il ministero delle Finanze non ha rilasciato commenti ufficiali riguardo ai dettagli dell’operazione. Tuttavia, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, durante il World Economic Forum di Davos, ha lasciato intendere di aver intrattenuto colloqui incentrati sulla vendita di alcune partecipazioni statali con fondi esteri, suggerendo un orientamento internazionale per i potenziali acquirenti.
Al momento, il ministero dell’Economia e delle Finanze detiene una quota del 4,7% in Eni, mentre la Cassa Depositi e Prestiti, braccio finanziario dello Stato, possiede una partecipazione significativamente maggiore, pari al 27,7%. La manovra di vendita segnerebbe, quindi, una svolta nel profilo azionario dell’energetica nazionale, sebbene lo Stato manterrebbe un’influenza di peso tramite la CdP.
Negli ultimi tempi, il management di Eni ha dimostrato dinamismo e proattività, anticipando la chiusura dell’acquisto di azioni proprie rispetto alla scadenza di aprile 2024. Questo riflette la forte posizione finanziaria della compagnia e la sua capacità di generare valore per gli azionisti.
La prospettiva di una tale dismissione ha attirato l’attenzione degli investitori e degli analisti del settore, poiché Eni rappresenta uno degli asset energetici principali a livello nazionale e internazionale, con un’influenza notevole sull’mercato energetico e le dinamiche geopolitiche connesse.
Con l’Italia ancora alle prese con il fardello dell’elevato debito pubblico, operazioni come questa sono viste come essenziali per alleviare la pressione sul bilancio statale. In un contesto globale così fluido e incerto, è chiaro che il governo italiano stia tentando di equilibrare la necessità di mantenere un controllo strategico nazionale su risorse chiave con l’esigenza di garantire solidità finanziaria e attrattività per gli investitori.