
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana, ha recentemente commemorato uno degli eventi più dolorosi nella storia contemporanea italiana: la strage dell’Italicus. Questo sanguinoso episodio, come ricorda il Capo dello Stato, rappresenta un segmento cruciale in quella che è stata definita la “stagione stragista” ad opera dell’estrema destra. Durante questi anni bui, l’Italia subì una serie di attacchi terroristici, di cui la strage dell’Italicus si configura tra i più atroci, evidenziando una ferita ancora aperta nella memoria nazionale.
Il 4 agosto 1974, il treno Italicus, in viaggio tra Firenze e Roma, venne dilaniato da un ordigno esplosivo mentre transitava nella galleria di San Benedetto Val di Sambro. L’attentato causò la morte di 12 persone e ferì gravemente 48 passeggeri, lasciando un’impronta indelebile nella psiche italiana. Nonostante le indagini, i veri mandanti e esecutori dell’attacco sono sfuggiti a una completa responsabilità giudiziaria, una ferita aperta che sollecita ancora oggi domande senza risposta.
Mattarella ha sottolineato come, nonostante le sfide giudiziarie incontrate nell’attribuire concrete colpevolità, le indagini hanno confermato l’origine neofascista dell’attacco. Tale conclusione è stata avvalorata tanto dalla sentenza definitiva della Corte di Cassazione quanto dagli esiti delle indagini condotte dalla Commissione parlamentare sulla loggia massonica P2. Tale riconoscimento, seppure non abbia portato alla condanna dei responsabili, marca l’atto come parte di una strategia terroristica più ampia mirata a destabilizzare le fondamenta democratiche della Repubblica.
In risposta a questi atti di violenza inqualificabile, la comunità italiana dimostrò una notevole resilienza. La reazione al terrorismo neofascista non fu soltanto giudiziaria o securitaria, ma anche sociale e culturale. Le istituzioni, ancorate ai principii democratici della Costituzione, rafforzarono il loro impegno verso la promozione di una convivenza civile fondata sul rispetto reciproco e sulla tolleranza. È in questo contesto che la memoria storica assume un ruolo non soltanto di ricordo, ma di continua vigilanza contro le forze che minacciano la coesione sociale.
La commemorazione di Mattarella non è solamente un omaggio alle vittime, ma anche un monito per il presente e il futuro. Evidenzia la necessità di mantenere viva la memoria delle tragedie per educare le nuove generazioni sull’importanza della democrazia e del rispetto della legge. Il Presidente chiama a un rinnovato impegno collettivo per prevenire che simili tragedie si ripetano, sottolineando l’importanza dell’unità nazionale e della solidarietà civica come baluardi contro il terrore.
In definitiva, la riflessione offerta da Sergio Mattarella risveglia non solo il ricordo doloroso di una ferita nazionale ma anche la consapevolezza della perpetua lotta contro ogni forma di estremismo e violenza. La storia dell’Italicus, con le sue zone d’ombra e le sue lezioni, rimane un capitolo cruciale del cammino democratico italiano, un promemoria della fragilità delle società aperte e della costante necessità di difendere i valori di libertà e convivenza civile.
Questa reiterazione storica non soltanto riconosce il passato, ma illumina il sentiero per un futuro in cui l’integrità e la sicurezza collettiva siano assicurate per ogni cittadino, libero dalle minacce dell’odio e del fanatismo.