A partire dal 1° gennaio 2025, gli automobilisti italiani dovranno fare i conti con un incremento delle multe stradali del 6%. Questo rialzo è il risultato di un meccanismo di adeguamento automatico all’inflazione che era stato temporaneamente congelato, ma che dal prossimo anno tornerà in vigore a meno di interventi normativi dell’ultimo minuto.
Gli adeguamenti inflattivi per le sanzioni pecuniarie sono disciplinati dall’articolo 195 del Codice della strada. Questo articolo prevede che le multe siano aggiornate ogni due anni basandosi sull’intera variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, come rilevato dall’Istat. Il meccanismo è stato introdotto per garantire che il valore delle multe non venga eroso dall’inflazione, conservando la loro efficacia deterrente.
L’ultimo aggiornamento era stato sospeso per il biennio 2023-2024 dalla legge di bilancio del precedente anno, per alleviare le pressioni economiche dovute alla crisi energetica e alle ripercussioni della pandemia di Covid-19. Tuttavia, senza ulteriori provvedimenti, il nuovo anno porterà con sé questi aumenti non trascurabili.
Per fare un esempio concreto, considerati gli arrotondamenti, la multa per l’uso del cellulare alla guida salirà da 165 a 175 euro, mentre quella per il divieto di sosta crescerà da 42 a 45 euro. Questi non sono incrementi marginali, soprattutto in un contesto economico dove le famiglie sono già sotto pressione per i rincari in numerosi settori.
La posizione di Assoutenti, nota associazione per la difesa dei consumatori, è di preoccupazione. L’organizzazione sollecita un intervento del governo per posticipare ulteriormente o moderare questi aumenti, argomentando che si aggiungono ad un carico già pesante di spese obbligatorie che gravano sui cittadini.
La questione solleva un importante dibattito su efficienza e equità. Da un lato, l’adeguamento delle multe all’inflazione è una prassi comune in molti contesti normativi e servirebbe a mantenere inalterato il potere dissuasivo delle sanzioni. D’altro canto, c’è il rischio che tali aumenti pesino in modo sproporzionato su famiglie e individui che già lottano per far fronte alle difficoltà economiche post-pandemia.
Inoltre, la modalità di calcolo di questi aggiustamenti basata sull’inflazione potrebbe non riflettere accuratamente le reali capacità economiche delle famiglie, dato che l’indice utilizzato include varie categorie di spesa che non necessariamente rispecchiano l’impatto delle crisi economiche sul singolo. Questa problematica solleva interrogativi sulla necessità di rivedere i criteri di aggiornamento delle multe, forse includendo fattori più rappresentativi della situazione economica corrente.
La discussione si arricchisce ulteriormente quando consideriamo l’effetto a lungo termine di queste politiche. Un equilibrio deve essere trovato tra la necessità di finanziare adeguatamente la sicurezza stradale e l’impegno a non aggravare ulteriormente la situazione dei cittadini che già si trovano in condizione di vulnerabilità economica.
Il governo, di fronte a questi dilemmi, ha il compito non invidiabile di decidere se proseguire con l’adeguamento automatico previsto o intervenire modificando il meccanismo in risposta alle contemporanee pressioni economiche. Le decisioni prese non riguarderanno solamente l’ampiezza delle sanzioni, ma toccheranno anche temi più ampi di equità sociale e responsabilità statale.