
In questi giorni, i riflettori sono puntati sulla delicata fase di negoziato tra ITA Airways e Lufthansa. L’attenzione è concentrata sul tentativo di risolvere le ultime divergenze che rischiano di compromettere una collaborazione che potrebbe rivelarsi cruciale per il futuro del trasporto aereo in Europa.
Il nodo centrale della contesa è il valore di cessione relativo alla seconda tranche di azioni di ITA, valutata in 325 milioni di euro, necessari per il passaggio di proprietà di un ulteriore 49% a Lufthansa, seguendo il precedente acquisito del 41%. Secondo le clausole concordate, Lufthansa avrebbe diritto a un’ulteriore quota, ma una richiesta di sconto avanzata dai tedeschi ha trovato la ferma opposizione del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), attuale azionista unico di ITA.
La situazione è complessa. Lufthansa sostiene che le modifiche nelle condizioni economiche, inclusi gli investimenti successivi all’accordo iniziale e una rivalutazione all’abbasso del valore di ITA, giustifichino la richiesta di uno sconto. Tale interpretazione però non alza i pollici dal Ministero, che esige il rispetto degli accordi stipulati.
In parallelo, l’escalation delle preoccupazioni sindacali aggiunge un ulteriore strato di urgenza alla questione. Organizzazioni come Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ta e Anpac spingono per un incontro chiarificatore con il MEF, auspicando un ruolo più attivo e trasparente dell’ente nella navigazione di queste acque turbolente. In gioco non c’è solo la stabilità economica di ITA, ma anche il futuro occupazionale di migliaia di lavoratori, inclusi i 2.059 impiegati di Alitalia Sai in procedura di licenziamento, che si trovano di fronte a un futuro incerto, nonostante la temporanea rete di protezione fornita dalla cassa integrazione e dalla Naspi.
Inoltre, si discute l’opzione del ricorso all’arbitrato per determinare il prezzo finale di acquisto. Questo meccanismo potrebbe rappresentare una via per superare l’attuale stallo, anche se implica una serie di nuove complessità e potenziali ritardi.
In questo contesto, i tempi stringono. Anche se Bruxelles ha manifestato apertura verso un’estensione dei termini per il closing, la scadenza ufficiale rimane fissata per l’11 novembre. Eventuali slittamenti oltre questa data potrebbero comportare complicazioni legali e logistiche non indifferenti, aggravando l’incertezza che già aleggia sul settore.
Di fronte a questo scenario complesso, la trasparenza e il coinvolgimento diventano non solo auspicabili, ma necessari. Per ITA e Lufthansa, come per il governo e i sindacati, la sfida è trovare un equilibrio tra le legittime esigenze di risparmio e investimento e la tutela dei livelli occupazionali e del servizio offerto ai passeggeri.
Quanto accadrà nei prossimi giorni potrebbe molto bene definire non solo il futuro di ITA e Lufthansa, ma anche quello del più ampio settore dell’aviazione civile europea. In un campo così cruciale come quello del trasporto aereo, le ramificazioni di queste decisioni saranno sentite ben oltre i confini italiani e tedeschi.