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Incentivi e partecipazione: i pilastri della nuova proposta di rigenerazione urbana

In ECONOMIA
Ottobre 01, 2024

La rigenerazione urbana emerge come un tema cruciale nell’agenda politica e sociale italiana, proponendosi come strategia fondamentale per la rivitalizzazione delle città e il miglioramento della qualità urbana. Recentemente, Confedilizia ha espresso la propria visione sul tema, evidenziando come il successo di tali iniziative dipenda essenzialmente dall’adozione di una nuova normativa che incentivi e coinvolga attivamente i proprietari immobiliari.

Durante un’importante audizione in Commissione Ambiente al Senato, il dibattito si è concentrato sul disegno di legge unificato che propone nuove misure per la rigenerazione urbana. Confedilizia ha sottolineato l’importanza di una duplice direzione per la nuova legislazione: da un lato, l’introduzione di incentivi efficaci, sia sotto forma di diritti edificatori sia attraverso misure fiscali; dall’altro, il coinvolimento diretto dei proprietari degli immobili.

Tuttavia, secondo l’associazione, alcune parti del testo legislativo necessitano di sostanziali riforme. In particolare, vi è preoccupazione per le norme che conferirebbero alla Pubblica Amministrazione poteri espropriativi in seguito all’approvazione dei piani di rigenerazione, una prassi che secondo Confedilizia non tiene conto delle esperienze passate, dove i meccanismi di accordo tra privati e Comuni hanno stimolato con successo la cooperazione e l’effettiva realizzazione degli interventi, riducendo controversie e conflitti.

Il meccanismo preferibile, dunque, resterebbe quello degli accordi urbanistici, arricchito e reso più efficace da una normativa che regolamentasse approcci quali perequazione, compensazione e premialità edilizia. Confedilizia enfatizza l’importanza di una regolamentazione che faciliti questi processi, sostituendo l’approccio attuale, considerato meno efficace e potenzialmente conflittuale.

Un altro punto critico riguarda le disposizioni contenute nell’articolo 11, che prevederebbero la possibilità per i Comuni di aumentare progressivamente l’IMU sui beni immobili lasciati inutilizzati o non completati per più di cinque anni. L’associazione critica l’uso di strumenti fiscali punitivi, proponendo piuttosto l’uso della fiscalità come incentivo per stimolare interventi e investimenti, non come strumento di penalizzazione.

Confedilizia si dichiara ottimista circa la possibilità di apportare modifiche costruttive al testo legislativo, attraverso un dialogo aperto e costruttivo con le istanze legislative, per garantire che il disegno di legge supporti in modo efficace gli obiettivi di rigenerazione urbana senza trascurare l’inclusione e i benefici per i proprietari immobiliari.

Questo approccio partecipativo e incentrato sui benefici reciprocamente vantaggiosi potrebbe non solo accelerare il processo di rigenerazione urbana ma anche promuovere un ambiente più inclusivo e collaborativo nella gestione del patrimonio urbano italiano. Resta da vedere come queste proposte saranno eventualmente integrate nel quadro legislativo e quale impatto avranno sul tessuto urbano delle città italiane, ma il dibattito attuale sembra già delineare un nuovo scenario per le dinamiche di sviluppo urbano nel paese.