
L’annuncio da parte del governo di ricorrere al voto di fiducia per accelerare l’approvazione del ponte sullo Stretto di Messina solleva questioni significative riguardo la solidità politica e strutturale del progetto. Utilizzando una procedura che deroga dalla consuetudine, che prevede un approccio meticoloso all’approvazione di grandi infrastrutture, si testimonia una potenziale fragilità politica nell’attuale esecutivo.
Il comitato “Invece del ponte”, voce critica e attiva nelle discussioni relative a questo ambizioso progetto infrastrutturale, evidenzia come l’assenza di un progetto definitivo approvato mina la validità dell’intesa con Eurolink. Essenziale per la realizzazione dell’opera, la mancanza di una nuova gara dopo la riattivazione di un progetto datato rivela significativi ostacoli legali e operativi che non sono stati ancora risolti.
Oltre alle questioni procedurali, la località prescelta per la costruzione solleva ulteriori preoccupazioni. Il comune di Villa San Giovanni, esaminando mappe geologiche ufficiali fornite dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), ha identificato che le fondamenta di alcune parti dell’infrastruttura cadrebbero su faglie geologiche classificate come “attive” e “capaci”. Secondo le direttive nazionali di costruzione in zone sismiche curate dalla Protezione Civile, queste caratteristiche rendono la zona non idonea per costruzioni di tale rilevanza.
Ulteriori dubbi sorgono per quanto concerne i requisiti tecnici e di sicurezza. Ad esempio, il “franco navigabile”, ossia lo spazio minimo necessario per garantire la sicurezza del traffico marittimo sotto il ponte, potrebbe risultare insufficiente rispetto alle specifications progettuali originarie. Vi sono inoltre interrogativi sull’affidabilità dei test sui cavi strutturali e sulla reale fattibilità dei cavi accoppiati, aspetti fondamentali per garantire la durata e la sicurezza dell’opera.
Aggiungendo incertezza al dibattito, la realizzabilità dell’intero ponte sotto condizioni meteorologiche avverse, come forti venti frequenti nell’area dello Stretto, non è stata adeguatamente quantificata. Le analisi costi-benefici eseguite finora incorporano scenari che il Comitato descrive come “controfattuali”, mettendo in dubbio l’oggettività e la comprehensivezza di tali studi.
Il Comitato “Invece del ponte” conclude sostenendo che l’accumulo di questi problemi non affrontati e posticipati per la fase di progettazione esecutiva rischia di compromettere seriamente l’affidabilità di una futura approvazione del progetto come “definitivo”. La questione ora pende sulle decisioni della neo istituita Commissione per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), che determinerà l’appropriatezza delle misure proposte.
Mentre il governo sembra determinato a procedere, l’amalgama di sfide tecniche, legali e politiche intorno al ponte sullo Stretto potrebbe rallentare, se non compromettere, la realizzazione di un’opera invocata per decenni come simbolo di connessione infrastrutturale tra la Sicilia e il continente. Affrontare queste sfide sarà cruciale per garantire che l’ambizione di unire fisicamente queste due parti d’Italia non rimanga solamente un mosaico di intenzioni non realizzate.