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Incrinature e Vetusti Dell’Alleanza: Il M5S si Oppone Fermamente a Renzi

In POLITICA
Agosto 25, 2024

La politica italiana, intrisa di oscillazioni e strategie a breve termine, ha assistito all’avanzata di un nuovo, marcato dissenso: quello di Giuseppe Conte nei confronti di Matteo Renzi. La contestazione emerge in un momento cruciale, in cui il Partito Democratico, guidato dalla neo-capo Elly Schlein, auspica un percorso coeso e unitario verso le imminenti sfide delle elezioni regionali.

Nonostante gli appelli alla compattezza, le tensioni si manifestano prepotentemente, soprattutto con riferimento alla regione Liguria. Conte, capo indiscusso del Movimento 5 Stelle, si rivela irremovibile: esclude categoricamente la possibilità di includere Italia Viva, il partito di Renzi, nell’orbita del centrosinistra. Alla base del veto, una fiducia infranta e l’ombra di un passato politico che ha visto il governo cadere più volte sotto la guida o l’influenza di Renzi.

“Eccessiva la capacità demolitrice di Renzi”, lamentano alcuni elettori intercettati da Conte per strada, “temono che la sua presenza nella coalizione possa più distruggere che costruire”. Questa percezione alimenta la resistenza di Conte a intraprendere qualsiasi collaborazione politica che possa nuocere alla solidità e all’immagine del M5S ed erodere il consenso avente tra gli elettori più fedeli.

La cornice più ampia di questa dinamica si svela nel contesto della lotta contro il governo attuale guidato da Giorgia Meloni. L’obiettivo dichiarato di Conte è aggregare e consolidare un’alternativa valida, senza compromettere l’identità e le promesse del proprio partito.

Nel frattempo, a Rimini, durante il Meeting annuale, Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato, incalza: “Impossibile costruire un rapporto di coalizione su una fiducia disattesa”. Le sue parole risuonano come un eco tra gli stand, sottolineando il divario crescente tra i due partiti. Raffaella Paita, coordinatrice di Italia Viva, pur difendendo la propria posizione, comprende le difficoltà interne al M5S e solleva dubbi su un’apparente intransigenza che rischia di paralizzare il processo unitario.

Lo scontro ideologico si ripercuote sulla ricerca di un candidato unitario per la Liguria. Andrea Orlando, figura prominente del PD e inizialmente favorevole alla candidatura, suggerisce una possibile rinuncia se ciò potesse sbloccare l’impasse. Tra i nomi ventilati emerge quello di Luca Pirondini, ma la strada verso un accordo sembra tutt’altro che spianata.

Il dibattito si estende ben oltre la Liguria, toccando anche altre regioni e forze politiche, come dimostra l’intervento della governatrice della Sardegna, Alessandra Todde, che afferma la necessità di un’allargamento critico e non acritico del campo politico.

In conclusione, la ferma opposizione di Conte a Renzi non solo definisce una crepa evidente nel campo largo, ma solleva questioni più profonde su come la politica italiana possa navigare le sue alleanze senza sacrificare i principi di fiducia e coerenza interna. Un terreno scivoloso che richiede manovre attente e forse nuove visioni per un futuro politico collaborativo e stabile. Nel frattempo, il tempo è un lusso che il centrosinistra potrebbe non avere, ma la chiarezza e la coerenza si delineano come requisiti indispensabili per qualsiasi costruzione politica futura.