
Nell’alveo delle relazioni internazionali Europee, un nuovo capitolo si sta scrivendo tra Italia e Albania. Su un terreno di collaborazione storica, i due paesi hanno recentemente siglato un accordo di ampio respiro concernente la gestione dell’immigrazione. Questa decisione non solo rafforza i legami tra le due nazioni, ma potrebbe anche delineare un nuovo paradigma per l’approccio europeo alla sfida migratoria.
Nel corso di una conferenza stampa congiunta tenutasi a Shengjin, Albania, la Premier italiana Giorgia Meloni e il suo omologo albanese Edi Rama hanno delineato i contorni del nuovo accordo. La Meloni, con un tono di gratitudine, ha richiamato i momenti in cui l’Albania si è dimostrata preziosa alleata dell’Italia, opponendosi alle narrazioni che hanno spesso etichettato l’Albania come un paese in balia di narcotraffico e crimine organizzato.
Il fulcro dell’accordo consiste nella creazione di due centri per migranti in territorio albanese, a Shengjin e Gjader. Il primo dei due sarà pronto per essere operativo dall’agosto del 2024, con una capacità iniziale che supera i mille posti, potenzialmente estensibile fino a tremila, come delineato dal protocollo stesso.
Dal punto di vista economico, l’investimento è significativo ma sostenibile: 670 milioni di euro distribuiti su un quinquennio, pari a un impegno annuo di 134 milioni di euro. Questa spesa rappresenta solamente il 7,5% dei costi che il fenomeno dell’immigrazione comporta sul suolo nazionale italiano. È importante sottolineare, come ha fatto la Meloni, che queste risorse non costituiscono un onere aggiuntivo per il bilancio nazionale, poiché vanno a sostituire spese altrimenti sostenute direttamente in Italia.
Il potenziale dell’accordo va oltre la semplice cifra economica: vi è una chiara intenzione di sperimentare un modello replicabile in altri contesti, che si spera possa rivoluzionare l’approccio europeo alla gestione delle migrazioni. L’obiettivo è duplice: da un lato, fornire una risposta organizzata e umana alle esigenze di chi fugge da situazioni di pericolo, dall’altro, creare un deterrente efficace contro il traffico di esseri umani.
La questione migratoria si inserisce in un contesto più ampio di solidarietà internazionale, come evidenziato dalla Premier Meloni. In passato, l’Albania ha dimostrato la sua vicinanza all’Italia in momenti critici, come durante l’emergenza Covid-19, quando ha inviato medici e infermieri a supporto delle regioni più colpite.
La polemica interna, che vede una parte dell’opposizione critica verso l’investimento in questo progetto piuttosto che in settori come la sanità, non scuote la determinazione del governo attuale. Anzi, viene paragonata alle perdite economiche enormi dovute a frodi nel contesto del superbonus, sottolineando come la gestione oculata delle risorse, combinata con politiche estere astute, possa portare benefici concreti al Paese.
In conclusione, questo accordo Italia-Albania non solo riformula le politiche di accoglienza e gestione dei flussi migratori, ma promette di stringere ancora di più i legami di collaborazione e mutuo soccorso tra due nazioni strategicamente importanti nel contesto europeo e mediterraneo. Se il modello proposto dovesse rivelarsi efficace, potrebbe sentarsi come un precursore di una nuova era nella politica di gestione delle migrazioni in Europa.